La nostra biblioteca - L'assalto al Congresso americano, una lezione già dimenticata?

- di: Diego Minuti
 
Ancora pochi giorni e saranno tre gli anni passati da quando, era il 6 gennaio del 2021, migliaia di sostenitori di Donald Trump, mentre Joe Biden si stava accingendo a giurare da nuovo presidente degli Stati Uniti, presero d'assalto il Congresso, a Washington, stracciando la democrazia in un Paese che si è autoeletto a difensore universale di questo valore.
Vicende che ancora animano le cronache americane e i dibattiti giurisprudenziali su cosa accadde e come esso si possa qualificare, anche se le condanne sono fioccate su chi, di Capitol Hill, fece un luogo di vandalismi e di offesa al luogo che gli americani considerano alla stregua di un tempio laico, dove celebrare i riti della democrazia.

La nostra biblioteca - L'assalto al Congresso americano, una lezione già dimenticata?

I racconti di quelle ore, ma anche di circostanze e parole che le determinarono, continuano ad arricchirsi anche ora. Quindi deve essere considerato un contributo importante quello di Liz Cheney che, da convinta repubblicana (e quindi, ipoteticamente, schierata sempre e comunque accanto a Trump), fu una dei pochi esponenti del Gop a prendere posizione contro il tentativo del presidente sconfitto di ribaltare, per via giudiziaria o con il ricorso alla piazza, l'esito delle elezioni di novembre 2020, sostenendo la tesi che il voto fu manipolato.

Un tentativo smentito in ogni sede, ma che ancora oggi Trump sbandiera, sostenendo di essere stato derubato della vittoria e continuando ad alimentare la rabbia della parte più conservatrice del suo elettorato.
Liz Cheney, per essersi opposta alle trame di Trump, è stata epurata dai repubblicani e forse per questo ha voluto riferire la sua esperienza davanti ad un momento pericoloso della storia statunitense, quando il quadro costituzionale è stato esposto al seme della sovversione.

Le memorie dell'ex parlamentare repubblicana, ''Oath and Honor: A Memor and a Warning'', hanno un ''protagonista'' assoluto, Donald Trump, di cui Liz cheney disegna un ritratto impietoso, definendolo "l'uomo più pericoloso che abbia mai abitato nello Studio Ovale", l'ufficio privato del presidente americano, alla Casa Bianca, simbolo del potere.
''Questa - ha scritto Cheney - è la storia di quando la democrazia americana cominciò a sgretolarsi. È la storia degli uomini e delle donne che hanno combattuto per salvarlo, e dei facilitatori e dei collaboratori le cui azioni hanno assicurato che la minaccia crescesse e si metastatizzasse''.

Liz Cheney è stata il numero 3 repubblicano alla camera dei rappresentanti, è stata anche vicepresidente della commissione su quanto accaduto il 6 gennaio del 2021. Ha anche assistito al potere esercitato, non sempre con saggezza, da Dick Cheney, suo padre, che era il vice di George W. Bush e che promosse la guerra in Iraq.
Con il suo libro, Liz Chemey offre una narrazione spaventosa dell'accaduto, perché i suoi sono ricordi di prima mano, raccontati con prosa asciutta, concisa e informata perché lei dell'assalto al Congresso fu testimone oculare.
Il libro di Cheney sconcerterà molti. Mike Johnson, il nuovo presidente della Camera, viene descritto come un impostore bisognoso e servile. Kevin McCarthy, il suo predecessore, è un definito come abisso senza fondo di autoumiliazione. Jim Jordan, il presidente della magistratura di estrema destra dell'Ohio, è ''maldestro e falso''.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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