Ambiente: l'Ue detta le nuove regole per le case green

- di: Redazione
 
Da oggi al 2050 il profilo energetico delle case, nei Paesi che fanno parte dell'Unione europea, dovrà raggiungere l'obiettivo dello ''zero emissioni''. La nuova direttiva, approvata dal Parlamento europeo dopo un confronto protrattosi per un anno, è il frutto di una mediazione tra posizioni diverse, tra chi sosteneva una agenda molto compressa e chi, di contro, eccepiva che in ogni decisione si sarebbe dovuto tenere conto della situazione dei singoli Paesi, diversi per dimensioni, densità demografica e vetustà dei manufatti.

Ambiente: l'Ue detta le nuove regole per le case green

La nuova versione della direttiva afferma che ciascuno Stato dovrà redigere un piano che comporti la riduzione di consumi e quindi emissioni e che dovranno essere abbattuti del cento per cento entro il 2050.
La direttiva, nella definitiva stesura, conferma la decisione di divieto di agevolazioni per gli apparecchi alimentati a combustibili fossili, spostando però la data del ''no'' totale'' al 2040, quando nella precedente versione il termine era stato fissato al 2035. Sono esclusi dal divieto gli impianti di risaldamento cosiddetti ibridi.

Dal primo gennaio del 2028 tutti gli edifici di nuova costruzione (residenziali e no) di proprietà pubblica dovranno avere zero emissioni (la scadenza è spostata al primo gennaio del 2030 per tutti gli altri nuovi edifici).
La direttiva prevede delle esenzioni che riguardano immobili religiosi, quelli occupati per meno di quattro mesi all'anno (come le case per le vacanze, ad esempio), quelli deputati a ospitare strutture della difesa, oltre a quelli di ampiezza inferiore a 50 metri quadri. Saranno esentati anche gli immobili sottoposti a vincoli, come quello di area.

In Italia, secondo una stima, ci sono circa dodici milioni di immobili a uso residenziale e di questi cinque sono sotto la soglia minima di efficienza energetica.
Gli interventi per l'efficientamento degli immobili sul fronte energetico sono stati stimati dalla Commissione europea, da qui al 2030 per ciascun anno, in 275 miliardi di euro di investimenti, con un aumento di 152 miliardi di euro annui rispetto ad oggi. I Paesi, non essendo previsti fondi specifici, potranno fare ricorso a quelli comunitari, quali il Fondo sociale per il clima, al Recovery fund e ai Fondi di sviluppo regionale.
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