Caos tariffe, rincari e costi nascosti: si muove l’Antitrust, ma i consumatori restano delusi. La Commissione Ue ora dovrà rispondere.
Il carosello dei voli tra opacità e rincari
Il biglietto sembra economico, ma alla fine il costo raddoppia. È il paradosso del trasporto aereo in Italia, dove la trasparenza dei prezzi appare sempre più come un miraggio. L’Antitrust torna alla carica: vuole chiarezza sulle tariffe, in particolare sulle rotte verso Sicilia e Sardegna. Dopo mesi di istruttoria, ha deciso di coinvolgere la Commissione Europea.
“L’obiettivo è agevolare la comparabilità delle tariffe aeree e migliorare così il funzionamento concorrenziale dei mercati interessati”, si legge nella nota. Ma intanto i prezzi volano alto: a giugno i biglietti per i voli nazionali sono aumentati del 38,1% rispetto al 2024, e del 32,1% in confronto a maggio.
Accessori obbligati, utenti disorientati
Al centro dell’indagine ci sono i servizi accessori: scelta del posto, bagaglio a mano, bagaglio da stiva, check-in prioritario. Quasi la metà dei passeggeri sceglie almeno uno di questi extra, che rappresentano una parte significativa dei ricavi delle compagnie.
Il problema è come vengono proposti: passaggi obbligati, schermate ambigue, scarsa chiarezza sul prezzo finale. L’Antitrust parla di “processo time consuming e complesso”. Ogni compagnia usa logiche proprie, impedendo un confronto chiaro tra offerte.
Il passeggero deve spesso navigare tra più pagine prima di sapere se il prezzo include il bagaglio o l’assegnazione del posto. E gli algoritmi personalizzano l’offerta in base al profilo dell’utente, aumentando ulteriormente l’opacità.
Bruxelles nel mirino, ma l’azione resta timida
La mossa dell’Antitrust è significativa, ma ancora interlocutoria. Nessuna sanzione, nessun obbligo immediato: solo l’apertura di un canale con la Commissione Ue. Una formula prudente, che non convince i consumatori.
“La questione del caro-voli sembra sempre più lontana da una soluzione”, afferma il Codacons. Più dura l’Aduc: “Abbiamo l’impressione che la nostra Autorità giri intorno al problema. Il prezzo pubblicizzato dovrebbe includere i servizi base: bagaglio a mano, assegnazione del posto, check-in. Altrimenti è pubblicità ingannevole”.
Nel 2023 il Parlamento europeo aveva approvato una risoluzione per vietare il sovrapprezzo sul bagaglio a mano. Ma quella norma è ancora inapplicata.
Sicilia e Sardegna, le rotte sotto osservazione
L’indagine avviata nel novembre 2023 nasce dalle denunce dei residenti nelle isole maggiori. In certi periodi dell’anno, i costi dei voli tra penisola e isole esplodono, con aumenti superiori al 100% nel giro di pochi giorni.
Domanda e offerta sono alterate da un numero limitato di vettori, da politiche aggressive e dalla mancanza di alternative. La scarsa trasparenza peggiora la situazione, penalizzando chi parte da aeroporti periferici o ha poca flessibilità nelle date.
A sollecitare l’intervento erano state anche associazioni territoriali, che parlavano di “speculazione sistemica” legata a festività e ponti.
Il punto di svolta mancato
Dopo quasi due anni dall’apertura dell’inchiesta, nessun correttivo concreto. Il confronto con Bruxelles potrebbe diventare uno spartiacque solo con una forte pressione politica.
Altri Paesi si stanno muovendo. In Spagna è attiva una piattaforma pubblica per confrontare i prezzi dei voli. In Francia, nel 2024, è stato aperto un dossier simile. L’Italia resta ferma. La trasparenza – quella vera – è ancora all’imbarco.
Un’estate caldissima anche nei cieli
Con l’estate, le tariffe raggiungono livelli record. Un volo Roma-Catania può superare i 300 euro, un Milano-Olbia arriva a 250. E tutto senza bagagli.
“Le compagnie approfittano della scarsa trasparenza per moltiplicare gli introiti, sapendo che l’utente ha poche alternative”, spiega Ivano Giacomelli, segretario generale di Codici. Molte rotte sono gestite in duopolio o quasi.
Il problema non è solo economico. Riguarda l’accesso alla mobilità, la coesione territoriale e perfino il diritto alla famiglia per chi vive lontano. Servono regole nuove, chiare e vincolanti. E serve che qualcuno le faccia rispettare.
Conclusione: il cielo è di chi può permetterselo?
Nel 2025, l’aereo è tornato a essere un mezzo elitario? Forse sì, almeno in Italia. Dove il biglietto più conveniente è un’illusione e l’assenza di trasparenza è l’alibi perfetto per rincari senza controllo.
L’intervento dell’Antitrust è un segnale, ma non basta. Il cittadino-consumatore resta solo nel labirinto digitale delle tariffe personalizzate, dei supplementi travestiti da opzioni e degli sconti fittizi.
Il cielo, per ora, è riservato a chi può pagare.