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Vertice Nato al via tra tensioni militari e scontro sulla spesa: Madrid frena sull’obiettivo del 5%

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Vertice Nato al via tra tensioni militari e scontro sulla spesa: Madrid frena sull’obiettivo del 5%

Il vertice della Nato si apre oggi in un clima reso incandescente dalla crisi in Medio Oriente. L’annuncio del presidente americano Donald Trump di un cessate il fuoco tra Israele e Iran non ha dissolto le preoccupazioni sull’eventualità di un allargamento del conflitto. Le cancellerie europee arrivano all’incontro con l’urgenza di rivedere il perimetro degli impegni strategici e il sistema di difesa comune, mentre si rafforzano le richieste statunitensi di un maggiore sforzo economico da parte degli alleati. Al centro dell’agenda c’è infatti il pressing per aumentare il livello della spesa militare al 5% del Pil, un obiettivo che ha già provocato reazioni contrastate tra i membri dell’Alleanza.

Vertice Nato al via tra tensioni militari e scontro sulla spesa: Madrid frena sull’obiettivo del 5%

A sollevare per prima la questione è stata la Spagna. Il governo di Pedro Sánchez ha dichiarato inaccettabile l’obiettivo del 5%, definendolo irrealistico per un Paese che, come molti altri in Europa, è ancora lontano dal target del 2% previsto nei precedenti accordi Nato. Da parte sua, il premier olandese Mark Rutte, destinato a diventare il prossimo segretario generale dell’Alleanza Atlantica, ha cercato di ricucire lo strappo, parlando di “un salto quantico necessario per affrontare le nuove minacce globali”. Al tempo stesso, però, ha smentito che esistano accordi sotterranei o deroghe in vista per Madrid: “Nessuna deroga, nessun patto separato. La posizione ufficiale sarà quella discussa e votata collettivamente”.

Un’Alleanza tra retorica e realtà
L’avvio del vertice evidenzia tutte le tensioni che attraversano l’Alleanza Atlantica in questa fase storica. Da un lato, il ritorno di una minaccia percepita ai confini orientali – con l’aggressione russa in Ucraina e la crescente assertività dell’Iran – ha riattivato l’idea di difesa collettiva. Dall’altro, persistono divisioni profonde tra i Paesi membri su quali debbano essere gli strumenti, le priorità e soprattutto i costi di questa difesa. Il 5% del Pil rappresenta una soglia che, al momento, pochi Stati sono disposti o in grado di raggiungere senza stravolgere i propri bilanci pubblici. La proposta statunitense appare così come una mossa di indirizzo più che una richiesta vincolante, ma resta il timore che possa diventare una linea divisiva nel medio periodo.

La linea italiana e il nodo della sostenibilità
L’Italia si presenta al vertice con una posizione di cautela. Il governo Meloni ha più volte ribadito l’impegno a rispettare gli standard Nato ma ha anche sottolineato la necessità di contemperare la sicurezza esterna con la sostenibilità economica interna. La premier ha evidenziato che l’Alleanza deve restare coesa e credibile, ma ha lasciato intendere che eventuali revisioni degli obiettivi finanziari dovranno essere il risultato di un processo condiviso. Il timore, condiviso da diversi alleati, è che un aumento massiccio della spesa militare possa sottrarre risorse a settori strategici come transizione energetica, sanità e istruzione, in una fase in cui le opinioni pubbliche mostrano segni di stanchezza verso gli impegni bellici.

Verso una Nato più politica che militare?
Il dibattito sulla spesa si intreccia con una riflessione più ampia sul futuro della Nato. L’Alleanza è chiamata a ridefinire il proprio ruolo non solo come strumento militare, ma come soggetto politico capace di gestire le crisi, prevenire i conflitti e offrire una visione condivisa di ordine globale. In questo senso, il confronto tra le capitali europee e Washington sarà determinante: una Nato che si limita ad alzare i bilanci militari rischia di perdere legittimità se non accompagna la potenza con la capacità diplomatica e la comprensione delle nuove dinamiche strategiche, comprese quelle economiche e tecnologiche. Il vertice di oggi, tra obiettivi ambiziosi e resistenze nazionali, sarà un banco di prova decisivo.

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