Venerdì il vertice di maggioranza, tra mugugni e ripicche

- di: Redazione
 
Tra pubblici sorrisi, ammiccamenti e reciproche attestazioni di stima, quasi d'amore eterno, Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Matteo Salvini si avvicinano al vertice in programma per venerdì, in vista della ripresa ufficiale dell'attività politica e di quella del governo.
In queste ore l'aspetto formale (per mostrare a tutti un afflato di comunanza di interessi, nella considerazione di quello superiore del Paese) prevale sugli screzi - un modo per definire in modo dolce scontri violentissimi, soprattutto tra Forza Italia e Lega - per dare all'esterno la certezza che, alla fine, come sempre accade, il quadro generale si ricomporrà e che tutte le tessere torneranno al loro posto.
Ma, viste le posizioni di partenza in vista del vertice, resta la sensazione che Giorgia Meloni dovrà fare ricorso a tutto il suo peso politico per cercare di comporre le fratture, magari zittendo i contendenti che, almeno ad oggi, restano aggrappati alle loro convinzioni.

Venerdì il vertice di maggioranza, tra mugugni e ripicche

Il sentiero è però strettissimo, anche perché, in vista della prossima manovra, nonostante gli inviti del ministro Giorgetti ad essere continenti nelle richieste, dentro la maggioranza è tutto un fiorire di proposte, richieste, veti e ultimatum che non fanno certo il bene del governo.
Addirittura, sembra che gli ultimi giorni abbiano visto allargarsi il solco tra i singoli partiti della coalizione di governo che, dalla prossima manovra, si aspettando questo mondo e quell'altro, anche se basterebbe dare un'occhiata ai conti dello Stato per vedere che il piatto piange.

L'ultimo motivo di scontro è quello delle pensioni, sul quale tutti dicono la loro, anche se le differenze sono tali da indurre ad un pizzico di incertezza. Il motivo è abbastanza scontato, in un Paese che invecchia a vista d'occhio e nel quale la pensione è spesso l'unica fonte di sostentamento, di chi ne è titolare, ma anche di figli e nipoti.
In un mondo diverso e migliore, con un colpo di bacchetta magica si potrebbe alzare l'importo di quelle minime (poco più di 600 euro), come chiede Forza Italia, memore di una delle tante promesse di Berlusconi rimaste inattuate.

Mille euro al mese per Forza Italia sarebbe un minimo accettabile. Certo, ovvio. Ma da prendere dove?
E qui la faccia perennemente corrucciata del ministro Giorgetti è il migliore corollario. Ma al fulmine segue il tuono e quindi, all'ipotesi di correttivi all'accesso alla pensione (con spostamenti dei termini di percezione e allungamento del periodo di contribuzione) , che potrebbero portare ad un ''tesoretto'' di oltre un miliardo all'anno, la Lega dice di no, sostiene di non volerne nemmeno sentire parlare, avendo in testa altri programmi, che, vista l'aria che tira, finiranno anch'essi nel nulla.

E, in questo frullatore di proposte e sogni, si avvicinano scadenze molto importanti per il governo, alle quali sarebbe bene accostarsi con spirito costruttivo, come si diceva un tempo, che non significa essere d'accordo su tutto, ma almeno evitare scontri che, in ogni caso, dovrebbero restare nel chiuso del Palazzo e non invece essere strombazzate ad ogni occasione. Un appuntamento cruciale è quello della redazione del piano, da presentare alla Commissione europea, che dovrebbe specificare come, nell'arco di sette anni, si voglia fare un decisivo passo in avanti verso il risanamento degli scricchiolanti conti pubblici.

Per non parlare della mina vagante dell'autonomia differenziata, alla quale la Lega tiene più della vita e che, però, vede aumentare, giorno dopo giorno, il fronte avverso, che non è solo quello delle opposizioni, ma anche dentro la maggioranza. Come sta facendo Forza Italia che subordina il suo ''sì'' all'approvazione dei livelli essenziali delle prestazioni. Sugli ormai mitologici Lep e sulla loro soglia minima Forza Italia è schierata con chiarezza e non è detto che, nella maggioranza, si ritrovi isolata, perché le perplessità sull'autonomia sembrano prendere corpo anche in qualche settore di Fratelli d'Italia, che potrebbero non accettare l'oltranzismo della Lega, impegnata in una fuga in avanti che non è particolarmente gradita.
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