Venture Capital: "Investimenti in Italia in calo del 49,6%"

- di: Redazione
 

Il report EY Venture Capital Barometer 2023 evidenzia come il 2023 sia stato un anno estremamente negativo per l'Italia riguardo l'attrazione di "Capitali di ventura", chiuso con un calo del 49,6% sul 2022, per un totale di 1.048 milioni di euro investiti . Il nostro Paese, con 18 euro pro-capite di investimenti, è quindi fanalino di coda nel Continentesuperato dalla Spagna (28 euro) e dalla Germania (75 euro).

Venture Capital: "Investimenti in Italia in calo del 49,6%"

La debole prestazione dell’Italia a livello europeo si riflette ovviamente a livello locale, dove solo 6 regioni su 20 hanno visto aumentare gli investimenti. Nel complesso le regioni del nord Italia, nonostante la contrazione ragguardevole, si confermano comunque trainanti negli investimenti in venture capital (790 milioni di capitali raccolti nel 2023 contro 1.838 milioni del 2022), rappresentando il 75% degli investimenti totali Italiani. Il centro-sud rimane, invece, stabile e in leggera crescita con un totale di 258 milioni di euro (242 milioni nel 2022).

E così guardando nel dettaglio alle ripartizioni degli investimenti per regioni, la Lombardia si conferma in cima alla classifica sia per numero di operazioni (111) che per capitali raccolti (651 milioni) benché con una contrazione del -50% sul dato 2022 (1.294 milioni), seguita dal Piemonte (29 operazioni) con 77 milioni di investimenti in calo del -82% sul 2022 (427 milioni) e terzo il Trentino Alto Adige che con 8 deal passa da soli 4 milioni di investimenti del 2022 a 64 milioni del 2023.

A farle compagnia come uniche regioni che descrivono un differenziale positivo negli investimenti ci sono Friuli Venezia Giulia, al sesto posto in classifica (7 operazioni) con 37 milioni di investimenti (17 milioni nel 2022), Emilia Romagna al 7 posto in classifica (18 operazioni) con 30 milioni di investimenti (20 milioni nel 2022), Sicilia all’11esimo posto in classifica (5 operazioni) con 14 milioni di investimenti (9 milioni nel 2022), Sardegna al 12esimo posto (3 operazioni) con 7 milioni di investimenti (1 milione nel 2022) e Marche, 13esimo posto (4 operazioni) con 4 milioni di investimenti (300mila euro nel 2022).

Crolla il Veneto, 10mo posto in classifica (10 operazioni) con 15 milioni di investimenti (53 milioni nel 2022) sceso del -72% e la Puglia, 15esimo posto in classifica (6 operazioni) che con 2 milioni di investimenti (10 milioni nel 2022) ha descritto una contrazione del -80%.

Il mid-cap investor Giovanna Voltolina (nella foto), ha commentato: “Una curva discendente che non deve essere ancora una volta sottovalutatconsiderando che il calo ha riguardato anche il numero di operazioni effettuate: solo 263 in Italia l’anno scorso, di cui 111 solo in Lombardia con un -19,6% in confronto al 2022. Ed inoltre quest’anno non si annotano round (di finanziamento) di dimensioni considerevoli, con un ticket medio per investimento che si attesta a 4,0 milioni di euro, indicando una riduzione del 40% rispetto ai 6,4 milioni del 2022.”Sconcertante il dato del sud Italia, dove gli investimenti – per quanto stabili – sono praticamente inesistenti a fronte però di realtà produttive già sviluppate tecnologicamente che meriterebbero l’attenzione da parte degli investitori. Io ad esempio ho investito in una realtà pugliese, che oggi da Lecce domina a livello nazionale nel mercato di riferimento. Come dicevo questa ulteriore conferma del ‘disastro’ italiano in materia di raccolta dei capitali è a dir poco lunare – sottolinea Giovanna Voltolina – Tutto il mondo sarebbe pronto, subito, già da domani, ad investire prima ancora che su giovani startup, dove nel mondo rappresentiamo pochissimo, quanto invece sulle nostre Pmi, da nord a sud nelle lor più variegate tipologie merceologiche. E se i nostri ‘padrun’ un po’ di colpa l’hanno, nel loro essere cosi tenacemente incollati al timone pur in avanzata età, senza considerare il trapasso generazionale, che è poi l’esistenza futura o meno della loro stessa impresa (solo 1 azienda familiare su 4 ha un CEO sotto i 50 anni), ritardo tecnologico, infrastrutture e – soprattutto – burocrazia a tutti i livelli dell’amministrazione sono una condanna sulla nostra economia prossima ventura. Per invertire la rotta propongo di puntare sulle PMI – prima ancora che le startup – e investire risorse nei distretti produttivi e tecnologici già esistenti oppure dare vita a nuove ‘Valley’, poche e selezionate come esperimento pilota, in cui concentrare e sviluppare le eccellenze produttive territoriali italiane, che il sistema Paese dovrebbe avere la lungimiranza di de-burocratizzare e strutturare non solo dal punto di vista tecnologico. Come infatti riportato nell’ultimo Global Innovation Index uno dei limiti dell’attrazione di capitali in Italia è si il gap innovativo ma – e questo è ormai cosa nota – una burocrazia che spaventa gli investitori, italiani ed esteri.”

Il Magazine
Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
Iscriviti alla Newsletter
 
Tutti gli Articoli
Cerca gli articoli nel sito:
 
 
Vedi tutti gli articoli