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Un attore e un documentarista, due anime della Mostra di Venezia

- di: Marta Giannoni
 
Un attore e un documentarista, due anime della Mostra di Venezia
Un attore e un documentarista, due anime della Mostra di Venezia
Toni Servillo alza la voce: serve una politica umana. Gianfranco Rosi: “Il documentario è resistenza, merita una vetrina”.

(Foto: Da sinistra Toni Servillo, Anna Ferzetti, Paolo Sorrentino).

Venezia 2025: tra grazia e resistenza, i grandi momenti di Servillo e Rosi

Toni Servillo: la grazia dell’umanità

Alla cerimonia di chiusura dell’82ª Mostra del Cinema di Venezia, Toni Servillo ha conquistato la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile grazie al ruolo nel film La grazia di Paolo Sorrentino.

Nel suo intervento, l’attore ha richiamato il pubblico e la politica a una responsabilità più profonda, chiedendo di rimettere l’umanità al centro. Ha espresso ammirazione per chi si impegna in gesti concreti di solidarietà verso la popolazione palestinese, sottolineando quanto sia essenziale preservare la dignità umana.

Servillo ha ringraziato Paolo Sorrentino per la costruzione del personaggio, i produttori, e la giuria guidata da Alexander Payne, cui ha dichiarato una lunga devozione artistica. Ha voluto omaggiare anche Fernanda Torres, che gli ha consegnato il premio.

“Chiedo al pubblico di diventare umani: abbiamo bisogno di una politica che non dimentichi l’umanità”, ha affermato Servillo, sintetizzando il cuore della sua riflessione.

La grazia è stato presentato come film d’apertura della Mostra: un presidente della Repubblica, a fine mandato, si misura con dilemmi morali in un racconto più sobrio e introspettivo del solito Sorrentino, in equilibrio tra grazia e legge.

Gianfranco Rosi: il documentario come avamposto

Nella stessa serata, Gianfranco Rosi ha ricevuto il Premio speciale della giuria con Sotto le nuvole, opera in bianco e nero che attraversa la vita attorno al Golfo di Napoli e al Vesuvio. Un lavoro costruito in tre anni, tra pazienza d’osservazione e fedeltà ai luoghi.

Rosi ha rilanciato un’idea semplice e radicale: “Il documentario è sperimentazione, avamposto e forza di resistenza”. Per questo, ha chiesto che alla Mostra venga dedicata una sezione specifica al cinema del reale, così da restituirgli una vetrina stabile e non episodica.

Nel ringraziare la sua squadra, il regista ha raccontato il lungo lavoro tra i Campi Flegrei, dedicando idealmente il premio a tutte le persone ritratte nel film e a chi continua a praticare il documentario come forma di testimonianza.

Venezia 2025 ha messo a fuoco le questioni morali che attraversano il cinema e la società

Venezia 2025 non ha offerto solo glamour: ha messo a fuoco le questioni morali che attraversano il cinema e la società. Con La grazia, Servillo e Sorrentino indicano una via di sobrietà e di interrogazione civile; con Sotto le nuvole, Rosi richiama il festival al dovere di investire in un linguaggio che osserva il mondo senza filtri, quando serve anche con durezza.

Il messaggio che arriva dal Lido è duplice e netto: una politica più umana e un’istituzione festivaliera che riconosca il documentario come parte viva del suo DNA. Due richieste che non sono slogan di circostanza, ma una agenda culturale con cui la Mostra dovrà misurarsi già dalla prossima edizione. 

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