Vendemmia in calo: 44 milioni di ettolitri, -12% sul 2022

- di: Barbara Bizzarri
 
Scende intorno a 44 milioni di ettolitri la produzione vitivinicola italiana, in calo del 12% rispetto ai 50 milioni dello scorso anno. Secondo le previsioni dell’Osservatorio Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini (Uiv), presentate oggi al Masaf, quella del 2023 è una vendemmia a due velocità, stabile al Nord ma in picchiata al Sud, e potrebbe essere la più leggera degli ultimi sei anni.

Vendemmia in calo: 44 milioni di ettolitri, -12% sul 2022

È un vigneto Italia spaccato a metà, quello fotografato dall'Osservatorio, che vede il Nord confermare i livelli dello scorso anno (+0,8%), mentre al Centro e al Sud si registrano flessioni attorno al 20% e 30%. Protagonista non gradita dell'annata, la peronospora, malattia fungina determinata dalle frequenti piogge che non ha lasciato scampo a molti vigneti soprattutto nelle regioni in calo. E la contrazione comporterebbe la cessione del primato produttivo mondiale alla Francia, la cui produzione è stimata attorno ai 45 milioni di ettolitri a -2% sul 2022. A pesare sarà anche l'andamento climatico delle prossime settimane, cruciali per le varietà più tardive. Il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella, parla di “una vendemmia molto complessa quella che stiamo affrontando, caratterizzata soprattutto dagli effetti dei cambiamenti climatici che sul finire della primavera e l’inizio dell’estate sono stati causa di malattie patogene come la Peronospora, alluvioni, grandinate e siccità.  La fotografia che emerge dalle previsioni vendemmiali ci indica un calo della produzione di uve piuttosto significativo, soprattutto laddove la vite è stata ripetutamente attaccata dalla malattia. Sul fronte della qualità, il discorso è più complesso. Dalla vendemmia 2023 otterremo sicuramente vini di buona qualità, con punte di eccellenza. Molto dipenderà dal lavoro, a cominciare da quello degli enologi, eseguito in vigna e in cantina. È proprio in queste annate così strane che occorre mettere in campo tutte le conoscenze tecniche e scientifiche per mitigare i danni di un clima sempre più pazzo”. 

La contrazione produttiva di quest'anno non va vista, però con troppa preoccupazione, “dato il livello elevato di giacenze, che ha superato i 49 milioni di ettolitri”, commenta il Commissario straordinario di Ismea, Livio Proietti. Il vero problema, aggiunge, “è il rallentamento della domanda interna ed estera, che sta deprimendo i listini”.

Per il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi,
“non ci possiamo più permettere di produrre 50 milioni di ettolitri come nelle ultime vendemmie, e non può essere una malattia fungina a riequilibrare una situazione che ha portato di recente al record di giacenze degli ultimi anni. Sorprende, a questo proposito, come molti si preoccupino ancora di rimanere detentori di uno scettro produttivo che non serve più a nessuno: oggi più che mai si impongono scelte politiche di medio e lungo periodo, a favore della qualità e di una riforma strutturale del settore. Tra le priorità, occorre chiudere finalmente il decreto sulla sostenibilità e ammodernare il vigneto Italia, mediamente vecchio, difficile da meccanizzare e costoso da gestire. Serve anche revisionare i criteri per l’autorizzazione “a pioggia” di nuovi vigneti in base alle performance delle denominazioni, oltre a ridurre le rese dei vini generici e rivedere il sistema delle Dop e Igp, compresa la loro gestione di mercato. Questi sono gli strumenti per consentire al vino italiano di fare il salto di qualità necessario ad affrontare sia la situazione congiunturale dei mercati che i cambiamenti strutturali della domanda e delle abitudini di consumo. Infine, occorrerà cambiare marcia sul piano commerciale, a partire dalla semplificazione dell’Ocm Promozione e da una promozione di bandiera capace di coinvolgere le imprese sin dalla sua pianificazione”.

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