Usa: prime crepe tra i repubblicani e Trump si sente sotto assedio

- di: Brian Green
 
Si comincia a crepare la compattezza che Donald Trump era riuscito a creare, nel Partito repubblicano, a difesa della sua tesi, secondo cui la vittoria di Joe Biden era frutto di una vastissima cospirazione per truccare le elezioni presidenziali e spianare al candidato repubblicano la strada verso la Casa Bianca. All'indomani della proclamazione della vittoria di Biden, dopo il voto dei grandi elettori che ne hanno riconosciuto il successo, il leader della maggioranza repubblicana al Senato, Mitch McConnell, figura carismatica del partito, si è finalmente congratulato con il presidente eletto.

Un riconoscimento che, al di là dell'aspetto formale, cerca di chiudere una stagione breve, ma intensa, di violente polemiche, di accuse gravissime, ma non corroborate da elementi di certezza, di incitamenti alla ribellione che, da politica, rischia di essere trasferita nelle strade. "A partire da questa mattina" - ha detto McConnell, certo non facendo felice Trump - "il nostro Paese ha ufficialmente un presidente eletto e un vicepresidente designato", di fatto spazzando l'ondata di ricorsi, inutilmente presentati davanti a magistrati di molti Stati dal team di legali del presidente uscente.

Mitch McConnell era stato criticato da democratici, ma anche da politologi e giornalisti, per il suo rifiuto di riconoscere la vittoria del presidente eletto, un gesto che gli esponenti politici sconfitti tradizionalmente fanno quasi automaticamente non appena i media annunciano il vincitore.
"Ha parlato il Collegio Elettorale" - ha aggiunto McConnell - "Quindi oggi voglio congratularmi con il presidente eletto Joe Biden. Il Senato conosce bene il presidente eletto, che ha servito per più di tre decenni come senatore del Delaware. Si è dedicato al servizio pubblico per molti anni".

Il leader dei repubblicani al Senato ha poi riconosciuto il valore storico dell'elezione del senatore della California Kamala Harris alla vicepresidenza: "Al di là delle nostre differenze, tutti gli americani possono essere orgogliosi che la nostra nazione abbia una donna eletta per la prima volta come vicepresidente. La signora Harris sarà anche la prima donna afroamericana e la prima persona asiatico-americana ad assumere il secondo ruolo più alto alla Casa Bianca".
McConnell ha poi elencato i risultati della presidenza Trump, forse per evitare che le sue parole sulla vittoria di Biden potessero innescare polemiche in casa repubblicana.
Quello che viene definito il repubblicano più potente di Washington dopo Donald Trump non è l'unico che ha aspettato che il Collegio elettorale riconoscesse la vittoria di Joe Biden.
Ieri è stata la giornata in cui a congratularsi con Biden sono stati il presidente russo Vladimir Putin , e, successivamente, quelli del Messico, Andrés Manuel López Obrador, e il brasiliano Jair Bolsonaro.

Il leader della minoranza democratica al Senato, Chuck Schumer, da parte sua, ha esortato il presidente Trump e i repubblicani del Congresso a seguire le orme di Mitch McConnell "per il bene del Paese".
"È ora" - ha detto riferendosi a Trump - "che termini il suo mandato con un minimo di grazia e dignità. Quando è troppo è troppo. I nostri colleghi repubblicani, per il bene della nostra democrazia, per il bene della transizione pacifica del potere, dovrebbero porre fine agli imbrogli, alle false dichiarazioni e riconoscere che Joe Biden sarà il prossimo presidente".
Donald Trump comunque non mostra alcun segnale di volersi arrendere davanti all'evidenza. Per tutto il giorno ha continuato a denunciare frodi elettorali mai provate, anche ritwittando un messaggio che chiedeva l'imprigionamento dei leader repubblicani in Georgia che hanno convalidato la vittoria di Joe Biden nello Stato.

La portavoce della Casa Bianca Kayleigh McEnany, da parte sua, ha definito il voto del Collegio elettorale un semplice passo nel processo costituzionale. Secondo fonti dei media americani come il New York Times , Axios e NBC News, Mitch McConnell ha anche esortato i suoi colleghi repubblicani a non partecipare ad attività volte a contestare la convalida dei risultati del Collegio elettorale, il 6 gennaio, data a quale il Senato deve formalmente contare i voti degli elettori.
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