Usa: la pandemia ha cancellato posti di lavoro che non saranno riattivati

- di: Brian Green
 
Quanto sta accadendo begli Stati Uniti del dopo pandemia è abbastanza singolare e merita attenzione anche in Europa, dove si potrebbe duplicare, pur se in misura differente, lo scenario americano dove, nonostante le tantissime assunzioni degli ultimi mesi, molti dei lavori che erano stati accantonati durante la crisi sanitaria rischiano di essere cancellati dalle aziende che si sono rese conto di potere sviluppare la stessa produzione o offrire i medesimi servizi con meno maestranze di prima.

Potrebbe apparire paradossale, ma a ragionarci sopra lo è un po' meno, sia pure nell'America che deve coprire nove milioni di posti lavori vacanti e contestualmente registra lo stesso numero - nove milioni, appunto - di persone in cerca di occupazione. Il tutto mentre l'economia cresce, anzi galoppa a ritmi che solo pochissimi inguaribili ottimisti avevano previsto. Le aperture di nuove posizioni di lavoro dipendente sono ormai a livello record.

Cosa che induce a pensare che i datori di lavoro stiano assumendo come mai prima d'ora. Ma, di contro, molte aziende - che hanno licenziato i lavoratori durante la pandemia - prevedono già che in futuro avranno bisogno di un numero inferiore di dipendenti rispetto al passato. Come per gli shock economici del passato, la recessione indotta dalla pandemia è stata un catalizzatore per i datori di lavoro per investire nell'automazione o implementare altri cambiamenti progettati per frenare le assunzioni. In settori che vanno dagli hotel all'aerospaziale fino ai ristoranti, le aziende hanno rivisto le loro operazioni e scoperto modi per risparmiare sui costi del lavoro a lungo termine.

I dati economici mostrano che le aziende, negli ultimi sedici mesi circa, hanno imparato a fare di più con meno. La produzione è quasi tornata ai livelli pre-pandemia nel primo trimestre del 2021, in calo di appena lo 0,5% rispetto alla fine del 2019, anche se i lavoratori statunitensi hanno impiegato il 4,3% in meno di ore rispetto a prima della crisi sanitaria. Insomma la situazione che si è determinata sembra dare ragione a chi sostiene che è proprio quando la domanda diminuisce che è il momento di riorganizzare o investire, magari in tecnologia. Questi cambiamenti imporranno a molti lavoratori di adattarsi a nuove condizioni.

Un altro elemento che merita di essere considerato è che, mentre il mercato del lavoro è in forte ripresa in questo momento, sia per i professionisti con retribuzioni molto alte che per i lavoratori dei servizi a basso salario, non tutti riescono a trovare una occupazione che abbia corrispondenza con le proprie competenze e con l'esperienza accumulata nel tempo. Il che determina una disoccupazione alta rispetto alle assunzioni che marciano a ritmi elevati. Una situazione che, secondo gli economisti, potrebbe avere come conseguenza una prolungata espulsione dal mondo del lavoro per alcuni soggetti non occupati o la necessità di impegnarsi per acquisire le competenze ora richieste per nuovi impieghi.
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