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Revisione Ue dell’auto, Urso: "Parole di Von der Leyen importanti"

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Revisione Ue dell’auto, Urso: 'Parole di Von der Leyen importanti'

Per il governo italiano il dossier automotive entra in una fase nuova: la presidente della Commissione europea ha aperto alla revisione del regolamento sulle emissioni e alla possibilità di riconoscere i biocarburanti come tecnologia utile dopo il 2035. Per Roma non è un semplice chiarimento tecnico ma un passaggio politico. Urso lo definisce «un punto di svolta» perché per la prima volta Bruxelles ammette che la transizione non può essere letta come sinonimo esclusivo di elettrico.

Revisione Ue dell’auto, Urso: "Parole di Von der Leyen importanti"

Non è un risultato isolato, ma l’effetto di un’alleanza costruita negli ultimi mesi con Berlino sul principio di neutralità tecnologica. L’Italia aveva cercato di evitare che la transizione diventasse una scelta obbligata su un’unica piattaforma industriale, e il governo ha lavorato facendo leva sulla convergenza con l’industria tedesca. La cornice è chiara: non basta un obiettivo climatico, serve un percorso compatibile con la struttura produttiva europea.

Ora serve la decisione finale
L’orientamento della Commissione, però, non chiude il dossier: ora bisogna trasformare l’apertura politica in un testo normativo. Per Urso la revisione deve essere finalizzata entro la fine dell’anno. Il messaggio è che non c’è più spazio per rinvii, perché l’industria deve decidere oggi gli investimenti del prossimo decennio. Ogni mese di ritardo alimenta incertezza, soprattutto per le filiere più esposte.

La ridefinizione del Green Deal
Sul tavolo non c’è solo l’automotive. L’Unione sta riaprendo anche i capitoli più pesanti del Green Deal. Domani i capi di Stato torneranno a Bruxelles per discutere la calibrazione degli obiettivi climatici e delle regole industriali. L’Italia punta a replicare lo stesso principio applicato all’auto: pragmatismo, flessibilità, neutralità tecnologica. Per il governo significa tornare a collegare la sostenibilità ambientale alla competitività industriale e non trattarle come variabili separate.

La posizione italiana sul fronte industriale
Il governo sta cercando di spostare l’asse anche sulla politica industriale più ampia: rivedere il meccanismo Cbam, giudicato troppo facilmente aggirabile e non coerente con l’ETS; semplificare i procedimenti per ridurre gli ostacoli burocratici; accelerare sulla filiera del microchip chiedendo un vero passaggio a un “Chips Act 2.0” capace di sostenere la reindustrializzazione europea. Qui il tema non è simbolico: è la permanenza dell’industria manifatturiera in Europa.

Transizione come terreno di confronto politico
Dietro l’apparente tecnicalità c’è uno scontro di visione: transizione come vincolo o come fattore competitivo. L’Italia insiste perché il regolamento non cristallizzi un modello che favorirebbe solo chi ha filiere già riconvertite. In questa lettura i biocarburanti non sono un’eccezione ma un tassello di una strategia che vuole evitare dipendenze industriali unilaterali.

La posta in gioco
Il nuovo equilibrio con Bruxelles sarà determinante per i prossimi dieci anni dell’automotive europeo. La scelta finale inciderà su investimenti, lavoro e localizzazione degli impianti. È anche la ragione per cui Roma considera le parole della presidente Ue un passaggio politico: non è una concessione ma il riconoscimento che la traiettoria unilaterale dell’elettrico non era sostenibile senza correttivi.

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