La battaglia su UniCredit-Commerzbank si focalizza su Berlino

- di: Redazione
 
Infuria la battaglia su Commerzbank, ma al momento sembra che i conflitti siano più che altro in terra tedesca: l'operazione di Unicredit per l'acquisizione di quote sostanziali della banca tedesca ha infatti scatenato una ridda di commenti e un certo imbarazzo nel governo di Berlino.
Il vice presidente di Commerzbank, Uwe Tschaege, è stato piuttosto netto: ''Non la vogliamo'', ha detto, parlando di fronte alla sede della banca a Francoforte, accompagnato da altri due consiglieri di sorveglianza, Sascha Uebel e Stefan Wittmann. Parole che seminano un po’ di sconcerto nei rappresentati del governo tedesco, accusato di non aver opposto resistenza. Spetterebbe alla Commerzbank – argomenta il ministro federale delle Finanze, Christian Lindner - difendersi eventualmente da un'acquisizione: "lo Stato non può essere un azionista a lungo termine di una banca privata". "E' una questione di competenza del consiglio di amministrazione e del consiglio di sorveglianza della Commerzbank ".

La battaglia su UniCredit-Commerzbank si focalizza su Berlino

Berlino, com’è noto, detiene ancora il 12% di Commerzbank e ha deciso per il momento di non vendere più azioni. "La mossa di UniCredit ha turbato molti azionisti in Germania. Ecco perché il governo federale ha deciso di non vendere più azioni", ha spiegato Lindner. ''Il governo federale non può, non deve e non vuole essere coinvolto in una banca privata a lungo termine''.
Posizione pilatesca? È quanto fa capire l'eurodeputato della Csu bavarese Markus Ferber (gruppo Ppe), membro della commissione Econ e presidente della commissione Fisco.

Il governo Scholz, dice, ha un atteggiamento ''schizofrenico'' e anche ''ingenuo'' in merito al possibile takeover di Unicredit. ''In linea generale - afferma - non c'è nulla di sbagliato nelle fusioni transfrontaliere, in un mercato bancario integrato. Detto questo, ogni fusione dovrebbe essere valutata nel merito dalle rispettive banche e dai rispettivi azionisti, e non attraverso una lente strettamente nazionale o politica''. ''Trovo - aggiunge - che la posizione del governo tedesco su questo potenziale 'deal' sia piuttosto sorprendente e anche un po' ingenua. Se il governo davvero aveva delle riserve sulla fusione, avrebbe anzitutto dovuto evitare di vendere le sue azioni a Unicredit, molto semplicemente. Vendere le quote a Unicredit e poi lamentarsi per una susseguente possibile offerta di acquisto mi stupisce - conclude - perché è sia ingenuo che schizofrenico''.
Bruxelles non poteva essere esente dai riflessi della tenzone. La portavoce per gli Affari economici e finanziari della Commissione europea, Veerle Nuyts, ha osservato, durante il briefing quotidiano, che "le restrizioni alle libertà fondamentali" del mercato Ue "sono permesse solo se sono proporzionate e fondate su interessi legittimi. Questa è una regola molto generica". Un altro portavoce ha sottolineato che le fusioni potrebbero rendere le banche più resilienti agli shock grazie a una maggiore diversificazione degli asset. Inoltre, permetterebbero alle banche europee di avere modelli di business piu' efficienti, di perseguire strategie di crescita e di investire nella digitalizzazione. "Banche globali più grandi e diversificate gioverebbero all'economia dell'Ue, ma naturalmente le banche piccole e medie continuano a essere essenziali per le economie locali, per la concorrenza e quindi per i depositanti e i consumatori", ha concluso.
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