Ue: Ursula von der Leyen, nonostante tutto, si candida a succedere a sé stessa
- di: Redazione
Quando mancano quasi quattro mesi alle elezioni europee, Ursula von der Leyen, presidente della Commissione, confermando quelle che erano le previsioni degli analisti politici, ha annunciato oggi che si candida per un altro mandato a capo dell’esecutivo europeo.
Un annuncio quasi scontato, visto che, nei cinque anni di sua presidente, l'ex ministra tedesca della Difesa ha intessuto rapporti abbastanza solidi con i partiti che ne sostennero l'elezione nel 2019, varando quella che fu chiamata la ''coalizione Ursula'', nella quale confluirono forze politiche unite dal pragmatismo e nulla di più.
Oggi, dicendosi disponibile ad assumere per la seconda volta la massima carica politica dell'Unione Europea, Ursula von der Layen ha fatto quello che ci si aspettava da lei e chi pensava ad un passo indietro è rimasto deluso, ma non certo sorpreso.
Ue: Ursula von der Leyen, nonostante tutto, si candida a succedere a sé stessa
Ma, anche in Europa, i cinque anni trascorsi dalla sua (prima elezione) sono paragonabili a un'era geologica, in cui tutto può mutare, comunque a seconda delle esigenze del momento.
Di certo, rispetto al 2019, il vento della Destra soffia più forte e, a dare ascolto ai sondaggi, pur se non ci sono i numeri, di certo i partiti che si collocano in questa famiglia ideologica potrebbero dare molto fastidio. Ne darebbero di più se non ci fosse una spaccatura tra i conservatori di Giorgia Meloni e la destra estrema, quella di Salvini che flirta con gli estremisti di AfD, ma questi sono altri argomenti che poco importano in questa sede.
Oggi c'è da valutare la mossa di von der Leyen e come essa potrà impattare sul futuro dell'istituzione. Se si dovesse guardare alle cose fatte, a quelle non fatte e a quelle che dovevano esserlo, invece, il giudizio politico nei confronti della presidente uscente non è che sia totalmente positivo, perché non ha saputo o potuto superare uno degli scogli principali in seno alla Commissione, l'estrema e irrisolta conflittualità ideologica.
Laddove per ideologia non intendiamo solo quella politica, ma l'insieme di ragionamenti che si fanno su argomenti fondamentali, quali, ad esempio il clima, nelle varie sfumature esso si declina e che hanno portato la Commissione ad adottare delle decisioni che, apprezzabili se si guarda a ciò che si prefiggevano, sembrano essere sempre state impegnate di un radicalismo che male si acconcia con la realtà.
La Commissione è un organo collegiale, ma è la presidenza che ne ha la responsabilità politica e, quindi, nel caso di errori, è essa che ne deve rispondere.
Quindi, per come ha fatto di recente, in occasione della protesta degli agricoltori, che ha scosso molti Paesi, il passo indietro di von der Leyen non può essere considerato solo un gesto di ragionevolezza (e senso pratico, per evitare di perdere consenso a pochi mesi dalle elezioni), ma anche una ammissione di colpa.
Perché, annunciando il ritiro della proposta legislativa sulla riduzione dell'uso dei pesticidi a aprendo all'erogazione di ulteriori sussidi pubblici per gli agricoltori, ha semplicemente certificato un errore di cui lei ha responsabilità, poca o tanta non importa.
Ma, tralasciando per un istante questi errori che si traducono in conseguenze sulla vita quotidiana di milioni di persone, von der Leyen può accampare il riconoscimento di alcune sue scelte in politica estera, come è stato l'immediato appoggio all'Ucraina invasa dalla Russia. Un tema che, apparentemente, sopravanzato dal conflitto mediorientale, sembra essere uscito dai radar, ma che, al suo insorgere, ha portato l'Europa davanti al baratro del ricatto energetico di Mosca. Così come importante è stato il piano da 750 miliardi per turare le falle lasciate dalla pandemia.
''Prendo una decisione consapevole e ponderata: vorrei candidarmi per un secondo mandato'', ha detto oggi a Berlino, spalleggiata dal suo partito, la CDU, aggiungendo che il suo obiettivo è quello di ''continuare a difenderci da coloro che ci dividono dall'interno e dall'esterno'', di ''rafforzarci perché ''questo è il compito che mi sono prefissata''.
L'annuncio odierno sembra avere come primo traguardo quello di bruciare sul tempo eventuali competitori, ma, per come insegna la sua storia personale, von der Leyen sa benissimo che i conti si fanno dopo le elezioni e mai come oggi questo punto sembra essere dirimente.
Con una Destra che migliorerà i suoi numeri, senza probabilmente avere da essi la spinta a ribaltare totalmente l'attuale quadro politico, la ''coalizione Ursula'' potrebbe non essere riproponibile, costringendo gli alleati di oggi a cercare qualcun altro e a chiedere alla presidente attuale della Commissione di smantellare il suo ufficio, per fare posto al suo successore.