L'Ue alla finestra nella guerra del carbone tra Polonia e Repubblica Ceca

- di: Jean Aroche
 
Il carbone per la Polonia è molto importante, anzi vitale per la sua economia, ad un livello che l'Europa, che ha ingaggiato da tempo una battaglia contro le ''cattive emissioni". Per questo ora da Bruxelles si guarda con attenzione alla guerra che si è aperta tra Polonia e Repubblica Ceca, in relazione alle politiche di Varsavia che, ad oggi, non contemplano affatto la rinuncia al carbone, da cui dipende il 70 per cento della sua economia, perché fornisce energia (e soprattutto indipendenza dal gas naturale russo) e lavoro per questo comparto, ma anche forza politica per i voti che consente di controllare, soprattutto da parte del partito egemone, Legge e Giustizia.

L'oggetto della controversia è quanto sta accadendo al confine tra di due Paesi, perché da parte ceca di sostiene che la politica "carbonifera" di Varsavia sta avendo gravi ripercussioni anche in territorio ceco. Perché la Polonia è così dipendente dal carbone che, mentre l'Agenzia internazionale per l'energia ha chiesto, proprio questo mese di fermare il via libera a nuove centrali elettriche alimentate a carbone, una di queste strutture è stata aperta - con un investimento da un miliardo di dollari, vicino alla gigantesca miniera di Bogatynia, a poca distanza dal confine con la Repubblica ceca.

L'impianto utilizza carbone di lignite, che emette molta più anidride carbonica rispetto ad altre varietà, proveniente dalla vicina miniera a cielo aperto, denominata Turow, che avrebbe dovuto chiudere quest'anno e di cui, invece, nello scorso a marzo, il governo ha prolungato la durata della licenza fino al 2044. E rischia di rimanere disatteso l'invito dell'Alta corte europea di fermare l'operatività della miniera Turow in attesa che venga emesso un verdetto in merito alla querelle tra Polonia e Repubblica Ceca. Dove le lamentele si moltiplicano. Perché, si dice, che le enormi quantità d'acqua necessarie per il funzionamento delle miniere polacche stanno depauperando i pozzi in territorio ceche, molti dei quali ormai secchi. Poi la necessità di produrre sempre più carbone sta allargando il perimetro delle miniere, alcune delle quali ormai hanno inghiottito case e poderi di alcun cittadine, che ora si sentono assediate.

Funzionari cechi e polacchi, desiderosi di calmare il furore, stanno ora mercanteggiando su un possibile accordo che consentirebbe alla miniera di rimanere aperta, almeno per un po', e richiederebbe alla Polonia di finanziare progetti volti a migliorare la carenza d'acqua nella Repubblica ceca. Ma questo non risolverà un problema più grande. Un improvviso ritiro dal carbone, temono molti in Polonia, spingerà il Paese nella posizione della Germania, che è fortemente dipendente dalle importazioni di gas naturale dalla Russia.
Il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki ha dichiarato questo mese che il governo non permetterà la chiusura della miniera di Bogatynia perché "questo potrebbe mettere a rischio la sicurezza energetica della Polonia". Di questo contesto fanno parte anche le pressioni che lavoratori del carbone e sindacati stanno facendo affinché i programmi del governo per il comparto energetico non subiscano mutamenti che si ritengono inaccettabili. Centinaia di lavoratori della miniera Turow, volendo esercitare pressioni sulle autorità polacche in difesa della loro lavoro e su quelle ceche affinché ritirino la loro azione legale, hanno bloccato uno svincolo autostradale, appena fuori Bogatynia, paralizzando il traffico tra i due Paesi.

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