Con 329 sì, 265 contrari e 24 astenuti il Parlamento europeo ha approvato ieri la legge sul ripristino della natura, uno dei provvedimenti-chiave del Green Deal che impone ai Ventisette d’introdurre entro il 2030 misure di ripristino degli ecosistemi sul 20 per cento delle aree terrestri e marine dell’Unione europea, definendo piani d’azione nazionali. Un’altra strada in salita tra rischi sul potenziale produttivo e ulteriori oneri, evidenzia Cia-Agricoltori Italiani secondo cui con oltre l’80% degli habitat Ue in cattivo stato, ferma restando la necessità di recupero degli ecosistemi degradati, tra gli asset chiave della transizione green, è sempre con la gradualità della sua realizzazione che ci si deve misurare. Adesso, quindi - chiosa Cia - occhio al Piano nazionale di attuazione del regolamento, in virtù di quella flessibilità che il nuovo testo ha assicurato di garantire. Pesa non poco, alla luce di tutte le criticità geopolitiche e commerciali in atto, l’obiettivo ambizioso del ripristino degli ecosistemi di almeno il 30% entro il 2030, percentuale che aumenterà al 60% entro il 2040 e al 90% entro il 2050. Inoltre, - sottolinea Cia - visti proprio gli eventi climatici estremi, oltremodo preoccupa la tendenza positiva che si dovrà registrare, per legge, rispetto alle risorse idriche, 25 mila km di fiumi, come l’impegno imposto di garantire che non vi sia alcuna perdita netta né della superficie nazionale totale degli spazi verdi urbani, né di copertura arborea urbana.
Da Ue ok a legge ripristino natura. Cia-Agricoltori italiani: "Rischio nuovi oneri"
Dopo l’approvazione finale in Consiglio previsto a fine marzo, l’Italia dovrà lavorare alla tabella di marcia indicata a tutti i Paesi membri, in particolare sui Piani di ripristino nazionali fino al 2032, con le modalità per migliorare la biodiversità negli ecosistemi agricoli e fare in modo, soprattutto, che l’implementazione della normativa non impatti sul sistema produttivo con ulteriori oneri per gli agricoltori. Resta chiaro che andranno trovati fondi aggiuntivi dedicati perché non è pensabile intaccare ancora il bilancio della Pac. Infine - conclude Cia - il freno di emergenza introdotto in caso di circostanze eccezionali, non è soddisfacente se non entra nel merito, quanto meno su tempistiche e quantitativi, per mettere al riparo, di volta in volta, le produzioni e tutelare agricoltori e consumatori rispetto agli approvvigionamenti e al rischio escalation dei prezzi. “La natura va preservata certo - dichiara il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini (nella foto) - e l’agricoltore è il primo ad avere questo interesse. Ricordiamoci che è, piuttosto, la tutela dell’equilibrio ad aver permesso di fare arrivare sulle tavole degli italiani, e di tutto il mondo, materie prime sane e di qualità. Dovrebbe essere questo l’obiettivo di una legge che si dichiara a salvaguardia della biodiversità e della sicurezza alimentare”.
Critiche anche da Coldiretti. “Quella sul ripristino natura è una legge senza logica che, tra le altre cose, diminuisce la produzione agricola – sottolinea il presidente della Ettore Prandini nel commentare l’approvazione del regolamento da parte del Parlamento europeo –. Un compromesso al ribasso rispetto alla proposta del Parlamento, anche se meno negativa della prima proposta della Commissione europea”. Prandini evidenzia anche quanto fatto insieme agli europarlamentari “per far cadere una serie di vincoli – come ad esempio l’abbandono del 10% delle superfici agricole e disincentivi alla manutenzione del territorio. Tutte misure che avrebbero ulteriormente ridotto la capacità produttiva. “La legge – ribadisce il presidente della Coldiretti – resta però un controsenso perché mette in contrapposizione la natura e l’agricoltore, che in realtà è il vero custode di questo patrimonio ambientale. Non è allontanando gli agricoltori dalla terra che si preserva l’ambiente”. E ci sarebbe un’altra questione significativa su cui porre l’accento: “Mentre continuiamo a chiedere e a spingere sul tema della semplificazione come ribadito anche ieri a Bruxelles – conclude Prandini – questa legge va ad appesantire gli aspetti burocratici e i piani nazionali per le misure di ripristino che sarebbero molto complicati”.