Ucraina: lo strano pacifismo di Berlusconi, che non distingue tra aggredito e aggressore

- di: Redazione
 
Silvio Berlusconi si definisce un uomo che ha sempre perseguito la pace, e questa dovrebbe essere la verità, così come lo è per il 99,99 per cento dell'umanità, nel cui ambito ci sarà sempre qualcuno che vuole la guerra, per follia o, più spesso, per convenienza. Ma dire di essere per la pace non si esaurisce in una affermazione, in un luogo comune, perché una scelta come questa non si può affidare a stantie motivazioni soprattutto se, al loro interno, ci sono distinguo e assoluzioni che suonano ingiustificabili.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky non crede a Berlusconi uomo di pace, e non certo solo perché non ha mostrato pietà e comprensione verso il suo popolo, ma perché non ha espresso una dura condanna nei confronti di chi questa maledetta guerra ha scatenato.

Ucraina: lo strano pacifismo di Berlusconi

Le parole di Berlusconi sono inequivocabili e, per una volta tanto (ci sono riprese televisive), non si è potuto trincerare dietro la solita spiegazione, ''sono stato male interpretato''. Il motivo è palese: perché sarebbe stato impossibile equivocare parole che, inneggiando alla pace, puntavano il dito contro l'Ucraina e il suo presidente come responsabili della ''provocazione'' che ha costretto Vladimir Putin ad attaccare prima di essere a sua volta attaccato.
Mettendo da parte le reazioni scontate dei forzisti, compatti nella difesa acritica del loro presidente, Berlusconi, per l'ennesima volta, sembra avere sacrificato la politica all'amicizia con l'amico russo. E per politica intendiamo quella sua e quindi quella di Forza Italia e, per la transitiva, quella della coalizione di governo.

La pace è un bene supremo e per questo deve essere sempre perseguita e ci sta anche che, nel farsene sostenitori, si operino dei distinguo accusando solo uno dei contendenti, e quindi quasi assolvendo l'altro. Ma forse, in un caso come quello dell'Ucraina, un uomo politico, uno statista come Berlusconi avrebbe dovuto essere equilibrato e quindi non cancellare le sofferenze di un popolo intero (delle quali ha fatto sembrare Zelensky il solo responsabile) solo per amicizia a Putin. Le recenti sortite del presidente di Forza Italia sembrano avere perso di vista che il tempo della politica muta velocemente e che quindi il suo ripetere, in modo esasperante, che è solo grazie al suo partito che il centro-destra ha vinto, se inizialmente era stata presa come una affermazione scontata nell'immediato post-elezioni, ora dà l'impressione di un mantra fatto riecheggiare in continuazione ad uso personale, quasi una pratica di training autogeno solo per convincersi di essere ancora determinante.

Cosa che, se ha un fondamento nei numeri di una alleanza (in cui tutti sono utili), ne ha meno se si guarda al peso di Forza Italia, numerico ed elettorale, che la relega ad un ruolo di comprimario che lui rifiuta di accettare. Ma Silvio Berlusconi va avanti per la sua strada, lastricata di battute o barzellette volgari, di ''rivelazioni'' talmente postume da essere inverosimili (lui, dodicenne, che affigge manifesti elettorali e sfugge al pestaggio dei ''comunisti''; lui che, ragazzo, correva in 11 secondi netti i cento metri; lui che, dodicenne, andò da Milano a Roma in treno riuscendo a farsi ricevere da Alcide De Gasperi). Solo che quando parla non lo fa più da affabulatore, ma da parte importante della coalizione di governo e, quindi, impegnandolo o, come nelle ultime settimane, creando imbarazzo. C'è solo da chiedersi cosa mai sarebbe stato della politica estera se, per un caso oggi fantascientifico, Forza Italia avesse ottenuto un grande successo elettorale. Forse oggi saremmo nel guado, non condannando la politica panrussa di Putin e quindi trovandoci distanti da resto dell'Occidente.
Certo Berlusconi si troverebbe in buona compagnia, con qualcuno che plaude al suo pacifismo non interrogandosi sui reali motivi, ma il resto della gente?

Fonti non meglio identificate del ''cerchio magico'' berlusconiano lo descrivono infuriato sia per le parole di Zelensky (''A Berlusconi non hanno mai bombardato casa o ucciso i parenti'') che per le ''non parole'' di Giorgia Meloni, quasi che sia un atto di lesa maestà rispondere alle sue affermazioni per chi, come il presidente ucraino quotidianamente fa la conta dei morti e dei razzi che si abbattono sulla sua gente alla quale, ogni notte, come fa da quasi un anno, chiede solo di resistere.
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