Ucraina: la crisi fa schizzare i prezzi dei mercati energetici

- di: Redazione
 
È il peggiore scenario possibile sui mercati energetici quello che si sta determinando dopo l'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina. Il gas naturale, un combustibile per il quale l'Ue dipende in gran parte dalla Russia, è salito del 40%, superando i 115 euro per megawattora, il livello più alto da dicembre e sette volte di più rispetto a un anno fa. Il barile di petrolio Brent – il benchmark in Europa – sfonda per la prima volta in otto anni la barriera dei 100 dollari e minaccia di prolungare il brutale recente rialzo di benzina e diesel.
I mercati restano comunque vigili sul livello di durezza del nuovo round di sanzioni economiche che Bruxelles si prepara ad attuare, per colpire economicamente il Cremlino e capire fino a che punto questo può spingere il rialzo dei prezzi delle materie prime energetiche.

I mercati energetici soffrono per via della crisi Russia-Ucraina

Nonostante il presidente russo Vladimir Putin abbia promesso in più occasioni che non ha intenzione di interrompere le forniture di gas e petrolio - una mossa che peraltro non poteva permettersi dall'oggi al domani in un momento in cui le spese militari sono alle stelle -, la sua credibilità è ai minimi termini dopo l'attacco di terra e aereo all'Ucraina.

Poco più del 40% del greggio consumato dal blocco comunitario proviene dalla Russia, secondo i dati Eurostat, una cifra che si aggira intorno al 25% nel caso del gas naturale. Ma nel quadro generale ci sono delle disomogeneità: mentre in Germania e in altri Paesi dell'Europa centrale due terzi di questo carburante proviene dalla Russia, in Spagna la dipendenza raggiunge appena il 10%. Lo stesso accade con il petrolio: la Germania acquista da Mosca circa un terzo di quello che richiede e in Spagna la cifra arriva a malapena al 5%. Un ulteriore problema è che, inoltre, le riserve di gas strategico nell'Unione sono al livello più basso da oltre un decennio.

I vertici di Bruxelles stanno lavorando in questi giorni su piani di emergenza per cercare di trovare fonti alternative di approvvigionamento di carburante. Questo sforzo include, ad esempio, colloqui con Stati Uniti, Qatar o Norvegia per aumentare il volume di gas trasportato via nave, una quantità che è aumentata in modo esponenziale dall'inizio della crisi energetica.

L'Ue, ha sottolineato lunedì il commissario europeo per l'Energia Kadri Simson , è “preparata anche allo scenario peggiore”. L'aumento dei prezzi del petrolio e del gas ha conseguenze catastrofiche sull'inflazione nel Vecchio Continente. Sia per l'aumento del prezzo dei carburanti per autoveicoli, già ai massimi da ben prima che il greggio sfondasse la barriera dei 100 dollari al barile, sia per l'aumento del prezzo dei combustibili per riscaldamento e dell'elettricità, entrambi in gran parte dipendenti da ciò che accade nel mercato del gas naturale.
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