Covid-19, Governo: bene il "pass sanitario", ma non basta

- di: Diego Minuti
 
Ci sono delle cose che ti aspetti da un Governo, a cominciare dalla tutela della salute dei suoi amministrati. Ce ne sono altre che sono meno scontate, ma che, in un periodo drammatico come quello che stiamo vivendo, sarebbero opportune e però tardano ad essere adottate, lo fanno in modo insufficiente oppure non arrivano completamente. Bene, quindi, il fatto che il Governo, dalla metà di maggio, allenterà l'intensità delle misure adottate per contenere il Covid-19, a cominciare dall'adozione di un documento (è stato chiamato genericamente ''pass'') che certifichi come il soggetto che ne è intestatario sia immune, perché ha già contratto il virus o è stato vaccinato oppure perché, in un ristrettissimo margine temporale, è risultato negativo ad un tampone. Tutto questo contribuirà ad accorciare i tempi della quarantena, con l'obiettivo dichiarato - lo ha detto Mario Draghi - di riaprire il Paese al turismo.

Bene, anzi benissimo, per misure che erano auspicate ed attese, ma, come purtroppo si deve rilevare, sono di aiuto per il domani dell'industria turistica, mentre non hanno alcun effetto concreto su quanto il settore ha dovuto patire in questi mesi.
Da questo punto di vista non c'è stata una discontinuità tra il Governo in carica e quello che lo ha preceduto che hanno, si potrebbe dire colpevolmente, lasciato che l'industria turistica affondasse sotto il peso della crisi. Le misure adottate per porre un argine al dilagare del contagio sono state necessarie ed opportune, ma senza che tenessero conto della specificità di un settore in cui l'Italia, al di là delle sue eccellenze, è in fortissima competizione con altre nazioni che (possiamo dirlo?) hanno furbescamente approfittato delle nostre difficoltà per aggredire la nostra porzione di mercato. Tanto per non andare lontano, è quello che hanno fatto Spagna e Grecia che non ci sono state certo inferiori per gravità della pandemia, ma che hanno saputo o potuto reagire con più sollecitudine.

Ora per la nostra industria turistica la strada è tutta in salita, anche se gli operatori del settore, che da tempo speravano in un cambio di rotta del Governo, sono pronti a ripartire. Ma il prezzo che è stato pagato è altissimo e poco importa che gli albergatori - è solo un esempio - hanno scelta la strada della protesta civile e non di quella violenta, a cui altri (i ristoratori) hanno attinto a piene mani non capendo d'essere stati strumentalizzati da chi voleva solo una piazza ribollente di rabbia e non certo aiutarli.
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