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Turchia in fiamme: arresti e proteste dopo il fermo di Imamoglu. Su X censurata l’opposizione a Erdogan

- di: Jole Rosati
 
Turchia in fiamme: arresti e proteste dopo il fermo di Imamoglu. Su X censurata l’opposizione a Erdogan
Il sindaco di Istanbul, principale rivale di Erdogan, denuncia “accuse infondate”. Scontri, censura e divieti alimentano la crisi. Erdogan pronto a nuove misure repressive.

La Turchia è nel caos. L’arresto del sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoglu, principale avversario politico del presidente Recep Tayyip Erdogan, ha scatenato una nuova ondata di proteste in tutto il paese. Oltre 340 persone sono state fermate nelle ultime ore, mentre migliaia di cittadini continuano a scendere in piazza nonostante il divieto di manifestare. La tensione è alle stelle, con scontri tra manifestanti e forze dell’ordine che hanno fatto ricorso a gas lacrimogeno per disperdere la folla.

Le accuse contro Imamoglu
Imamoglu, leader del Partito Popolare Repubblicano (Chp), è stato arrestato con l’accusa di corruzione e favoreggiamento al terrorismo. Durante l’udienza del 22 marzo, il sindaco ha respinto le accuse, definendole “immorali e infondate”. “Queste accuse sono state orchestrate per minare la mia reputazione e la mia credibilità”, ha dichiarato, secondo fonti legali presenti in aula.
Le proteste sono scoppiate immediatamente dopo il suo arresto, con manifestanti che chiedono a gran voce la sua liberazione. “Imamoglu rappresenta la speranza di un cambiamento democratico in Turchia”, ha dichiarato un manifestante, che ha preferito rimanere anonimo per timore di ritorsioni. “Non possiamo permettere che il governo lo metta a tacere”.

Erdogan attacca l’opposizione
Il presidente Erdogan ha risposto alle proteste con un duro attacco contro il Chp, accusandolo di “terrorismo di strada”. In un discorso Erdogan ha dichiarato: “Hanno attaccato le nostre forze di polizia e tentato di minacciare i membri della nostra magistratura. Non permetteremo che distruggano l’ordine pubblico con le loro provocazioni”.
Il leader turco ha anche definito i manifestanti “vandali e un gruppo di sinistra marginale”, alimentando ulteriormente la polarizzazione nel paese. Intanto, il governo ha esteso il divieto di manifestare fino a giovedì prossimo e ha imposto restrizioni agli spostamenti da e per Istanbul.

Censura sui social media
La crisi si è estesa anche al mondo digitale. Il social network X, di proprietà di Elon Musk, ha sospeso numerosi account legati all’opposizione. Yusuf Can, analista del Wilson Center, ha spiegato in un’intervista: “La maggior parte degli account sospesi appartengono a studenti e attivisti universitari che condividevano informazioni sulle proteste. Si tratta di attivisti con pochi follower, ma il loro silenziamento è un chiaro segnale di repressione”.
Inoltre, molte persone sono state arrestate con l’accusa di “incitamento all’odio e all’ostilità” per aver condiviso messaggi critici sui social media riguardo all’arresto di Imamoglu.

Le ultimissime notizie

Nelle ultime ore, fonti locali hanno riportato che il governo turco sta valutando l’introduzione di ulteriori misure per limitare l’accesso a Internet e ai social media in tutto il paese. Secondo un funzionario del Ministero degli Interni, che ha chiesto di rimanere anonimo, “l’obiettivo è prevenire la diffusione di notizie false e garantire l’ordine pubblico”.
Intanto, il Chp ha annunciato che procederà con le elezioni primarie per scegliere il suo candidato alle prossime elezioni presidenziali del 2028. Imamoglu, l’unico candidato in corsa, rimane il volto più popolare dell’opposizione nonostante la detenzione.

Un paese diviso

La Turchia si trova a un bivio. Da un lato, il governo di Erdogan sembra determinato a reprimere ogni forma di dissenso, dall’altro, l’opposizione guidata da Imamoglu rappresenta una speranza di cambiamento per molti. Ma con il crescente controllo sulle manifestazioni e sui social media, il futuro della democrazia turca appare sempre più incerto.

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