Un suo pallino lo è sempre stato. Durante il primo mandato Donald Trump ha effettuato 234 nomine giudiziarie, compresi i tre giudici della Corte Suprema degli Stati Uniti, dando all’Alta corte la sua maggioranza conservatrice di 6-3, e 54 giudici nominati in 13 corti d’appello intermedie. Fu il secondo maggior numero di nomine giudiziarie di qualsiasi presidente in un singolo mandato.
Trump pronto a riprovarci, svolta ultraconservatrice per la giustizia americana
Tanto che, oggi, i nominati repubblicani che oggi costituiscono la metà di tutti i giudici d’appello attivi e hanno la maggioranza in sei corti distrettuali. Molti avevano legami con l’influente gruppo legale conservatore Federalist Society e rimangono attivi con l’organizzazione. Giudici che, in nome dell’originalismo (una filosofia giuridica che interpretare la Costituzione degli Stati Uniti basandosi sul testo così come era inteso al momento della sua stesura nel XVIII secolo), con una serie di sentenze a favore dei ricorrenti conservatori in casi che hanno limitato l’accesso all’aborto, ampliato i diritti sulle armi e limitato la regolamentazione governativa.
Ora che il Senato, che deve approvare le nomine, è a solida maggioranza repubblicana e quindi l’approvazione è scontata, per Trump si apre un’autostrada sulla via della completa “normalizzazione” della giustizia americana. Che, detto in soldoni, significa un sistema giudiziario federale più conservatore, pronto a guardare con scetticismo alle normative ambientali, finanziarie e di altro tipo e a sostenere il programma di Trump di fronte alle sfide legali.
L’unico limite che il neo presidente ha davanti è il numero delle nomine che può fare, visto che si parla – per ora - di cento nomine. Ma di certo, in un modo o nell’altro, la giustizia americana avrà una nuova svolta ultra conservatrice.