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Salvini e gli altri, quei patrioti piccoli piccoli

- di: Giuseppe Castellini, Direttore Editoriale di Italia Informa
 
Salvini e gli altri, quei patrioti piccoli piccoli
Di fronte ai dazi imposti da Trump contro l’Europa, Matteo Salvini non batte ciglio. O meglio: biascica qualche giustificazione, ammira in silenzio il “modello americano” (che oggi vuol dire estremismo, prepotenza e protezionismo selvaggio) e spera che nessuno gli chieda conto di che fine abbia fatto il suo patriottismo a petto in fuori.
Del resto, non è solo: con lui c’è l’intero club della “compagnia nera” europea, da Viktor Orbán in giù, tutti miracolosamente muti di fronte a una guerra commerciale che colpirà anche le imprese italiane, ungheresi e così via. Difendere la sovranità, sì, ma solo se non disturba l’amico Trump.
Il paradosso è servito: i cosiddetti patrioti sembrano tifare più per l’interesse di Washington che per quello di Roma o Budapest. Della serie: “America First”, anche quando ci schiaccia. Una forma di patriottismo curiosa, quasi masochistica, dove si applaude chi ci bastona e si attacca chi prova a reagire (vedi Bruxelles).
Altro che patrioti: questi sono nazionalisti a sovranità limitata. Piccoli piccoli, proprio come il loro coraggio.
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