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Meloni apre alla Palestina: “Riconoscimento sì, ma a due condizioni”

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Meloni apre alla Palestina: “Riconoscimento sì, ma a due condizioni”

A margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, Giorgia Meloni ha sorpreso la platea diplomatica con un annuncio che rischia di ridefinire la postura italiana in Medio Oriente. La premier ha dichiarato che la maggioranza parlamentare presenterà in Aula una mozione per il riconoscimento dello Stato di Palestina. Ma non si tratta di un via libera immediato: l’apertura è vincolata a due condizioni — il rilascio degli ostaggi e l’esclusione di Hamas dal processo politico. In questo modo Meloni lega l’eventuale passo italiano a una cornice di sicurezza che tutela Israele e, al tempo stesso, segnala disponibilità verso la causa palestinese.

Meloni apre alla Palestina: “Riconoscimento sì, ma a due condizioni”

Il tempismo non è casuale. Con diverse cancellerie europee che stanno valutando decisioni analoghe, Roma intende mostrarsi non come semplice spettatrice, ma come attore capace di avanzare proposte. L’Italia cerca così di distinguersi da chi procede con riconoscimenti puramente simbolici: il meccanismo delle condizioni serve a mostrare pragmatismo, a rivendicare una linea autonoma che non neghi la legittimità palestinese, ma al contempo non incrini il rapporto con Israele. È un equilibrio difficile, che punta a consolidare il ruolo dell’Italia come ponte, pur in un contesto in cui il dialogo appare spezzato.

Le fratture interne
La scelta di Meloni ha acceso subito lo scontro politico domestico. Elly Schlein, segretaria del Partito democratico, ha denunciato un “gioco di prestigio” e ha chiesto alla premier di chiarire se intenda davvero riconoscere la Palestina oppure no. Il Movimento 5 Stelle ha rincarato la dose accusando il governo di “complicità nel genocidio a Gaza” e bollando l’annuncio come tardivo e contraddittorio. Anche altre forze di opposizione sottolineano la contraddizione insita in un riconoscimento che resta ipotetico e rimandato, più utile a consolidare equilibri interni che a incidere sul terreno diplomatico.

La cornice internazionale
Al Palazzo di Vetro la proposta italiana non è passata inosservata. Molti osservatori l’hanno letta come tentativo di posizionare Roma tra i mediatori credibili, mentre gli Stati Uniti di Trump hanno scelto di concentrare la loro offensiva retorica sulla Russia e sul confronto con la Nato. In Europa, la difficoltà a parlare con una sola voce sul Medio Oriente si conferma: la Germania mantiene cautela, la Spagna e l’Irlanda premono per gesti rapidi, la Francia oscilla. In questo quadro, l’Italia prova a ritagliarsi un profilo di attore responsabile, capace di tenere insieme fermezza sulla sicurezza e apertura diplomatica.

Leone XIV e la linea della Santa Sede
Il nuovo pontefice, Leone XIV, ha ricordato come la Santa Sede abbia sempre sostenuto la prospettiva dei due Stati. Nelle sue parole, il riconoscimento della Palestina resta un passaggio utile se inserito in un percorso realistico e non piegato a logiche di escalation. È un richiamo che rafforza la dimensione multilivello della scelta italiana: non solo calcolo politico, ma anche legittimazione morale e storica, in linea con la tradizione vaticana. Per Meloni, l’appoggio indiretto della Santa Sede offre copertura su un dossier che potrebbe polarizzare ulteriormente il dibattito interno.

Un equilibrio precario
Il riconoscimento condizionato rischia di essere percepito come un compromesso zoppo. Da un lato, Meloni rompe l’immobilismo europeo e segnala che Roma non si limita a seguire le mosse altrui; dall’altro, la subordinazione a condizioni difficilmente realizzabili nel breve periodo trasforma la proposta in una promessa sospesa. Israele legge nelle parole italiane una garanzia implicita di sostegno, i palestinesi vedono solo un’ipotesi lontana. Ma è proprio in questa ambiguità che si riconosce il marchio della politica estera italiana: tenere aperti più canali, evitare di bruciare opzioni, muoversi con passo calibrato in un campo minato.

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