Con l’approvazione definitiva del Senato, l’Italia dice addio al test a crocette per entrare a Medicina. Il nuovo modello, che entrerà in vigore a partire dal prossimo anno accademico, prevede prove scritte uniformi, a data unica e svolgimento simultaneo su tutto il territorio nazionale. Si tratta della più importante riforma nell’accesso alla facoltà di Medicina degli ultimi vent’anni, con l’obiettivo dichiarato di garantire maggiore equità, trasparenza e valutazione delle competenze effettive.
Addio al test di medicina, via libera dal Senato
La riforma cancella il modello a quiz che per anni ha suscitato critiche per la sua rigidità, la dipendenza dalla memoria e i costi dei corsi di preparazione. Al suo posto, una prova scritta che includerà domande a risposta aperta, casi clinici da analizzare e test di logica strutturata. Le modalità esatte verranno definite da un decreto attuativo del Ministero dell’Università, atteso entro luglio 2025. La sede sarà scelta in base alla residenza degli studenti e le prove si svolgeranno in contemporanea in tutta Italia, sotto vigilanza centralizzata.
Un passaggio richiesto da studenti e rettori
La riforma è frutto di anni di pressioni da parte del mondo universitario, delle associazioni studentesche e degli stessi rettori. Il test a crocette era da tempo considerato inadeguato a selezionare futuri medici in base a reali capacità analitiche e motivazionali. Con il nuovo sistema, spiegano dal Ministero, si vuole dare centralità al merito “ma anche alla preparazione critica e alla capacità di argomentare”. Il ministro Anna Maria Bernini ha parlato di “una svolta attesa, che riporta al centro il valore della formazione scientifica”.
Le reazioni del mondo accademico
Positivo il commento della Conferenza dei rettori delle Università italiane (Crui), che ha sottolineato come “l’esame scritto, se ben strutturato, permetterà di selezionare meglio i candidati, premiando conoscenze solide e capacità di ragionamento”. Più cauti invece alcuni esperti del settore sanitario, che temono l’aumento del contenzioso legale: le risposte aperte, infatti, potrebbero dare luogo a valutazioni più soggettive. Per questo motivo, il Ministero prevede la creazione di una commissione nazionale unica di correzione e una banca dati pubblica dei criteri di valutazione.
Prove più giuste, ma non per tutti
Nonostante la riforma, il numero chiuso resterà. Gli accessi saranno ancora regolati da un contingente nazionale stabilito ogni anno in base al fabbisogno del Servizio sanitario. Il nuovo modello mira dunque a selezionare meglio, non a selezionare di meno. Le associazioni degli studenti universitari, pur accogliendo con favore la fine del test a crocette, chiedono ora “un ulteriore sforzo per garantire un ampliamento progressivo dei posti, in linea con la crescente necessità di personale medico”.