Stellantis mette in cassa integrazione mille dipendenti a Potenza
- di: Diego Minuti
Difficile dare torto a Stellantis nella consapevolezza che, mentre il suo cuore batte (ufficialmente) in Italia, il suo cervello/portafoglio vive in un altro Paese che, per inciso (parliamo della Francia), non è che ci tratti sempre per noi pensiamo di meritare. Così sorprende, ma nemmeno più di tanto, la notizia che la scure dalla cassa integrazione si è abbattuta sulle maestranze dello stabilimento Stellantis di Potenza. In cassa integrazione rimarranno in mille fino al 27 giugno, con la previsione di ferie ad agosto, tra il 9 e il 29. E stiamo parlando di uno stabilimento che, a livello di manodopera, fino a poco prima della fusione con Psa, la Fiat vantava come il più grande d'Europa.
Ma, si potrebbe dire, per rispetto della lingua di chi ora è veramente al timone del vaporetto Stellantis, "tout passe, tout lasse, tout casse", ovvero tutto è destinato a rompersi, tutto si dimentica, tutto si lascia. E quindi a Potenza Stellatis sta usando le maniere forti, anche se ancora a livello di paracadute (gli ammortizzatori) la discussione con le rappresentanze sindacali è abbastanza nebulosa. Né si è ancora saputo ufficialmente quali siano le strategie dell'azienda che, dal "tutti a lavoro" di qualche mese fa (quando si era addirittura pensato a moltiplicare l'impegno dei lavoratori in termine di ore in fabbrica), é passata con disinvoltura al "tutti a casa" e chissà per quanto tempo alcuna.
Potenza é (o era?) al centro del progetto industriale di Fiat (ma non sappiamo se anche di Stellantis), se è vero che dalle sue catene di produzione uscivano modelli-simbolo, quali la Jeep Renegade e Compas e 500X, con Compass che subirebbe minori contraccolpi. Ora, capire il perché di decisioni come questa è difficile anche se la crisi mondiale dei semiconduttori (alcune grandi Case stanno attuando chiusure temporanee e a scacchiera per i loro stabilimenti) ha sicuramente avuto il suo peso. Davanti al calendario di chiusure proposto da Stellantis (e la cui negoziabilità appare molto remota) i sindacati stanno facendo di tutto affinché i contraccolpi abbiamo un effetto omogeneo e quindi con ricadute economiche distribuite sull'intero stabilimento.
Le stesse rappresentanze sindacali però, a leggere i loro comunicati congiunti, sembrano avere la consapevolezza che il rischio di nuovi ricorsi alla cassa integrazione è sempre in agguato. Anche perché la situazione in un altro stabilimento del gruppo localizzato al sud, quello di Pomigliano, con oltre un terzo delle maestranze in cassa integrazione, non è che induca a grande ottimismo. Ma anche al nord di Basilicata e Campania ci sono nubi che preannunciano tempesta: a Cassino, Mirafiori e Grugliasco la produzione va a scartamento ridotto, sia pure nell'attesa che si riprenda a lavorare per l'uscita di nuovi modelli, su cui si ripongono molte speranze.