Gli Stati Uniti riscoprono la paura: ora il Pentagono teme attentati
- di: Emanuela M. Muratov
Gli Stati Uniti sembrano essersi risvegliati dal letargo cominciato dopo l'attentato di Oklahoma City (che, nel 1995, provocò 168 morti ed il ferimento di quasi 700, fu messo a segno da suprematisti bianchi) e hanno ripreso a temere nuovi focolai di terrorismo domestico.
Dopo l'assalto dei seguaci di Trump al Campidoglio, il Pentagono, probabilmente sorprendendo l'opinione pubblica americana, ha detto di essere "a conoscenza di ulteriori possibili minacce da potenziali terroristi" che potrebbero concretizzarsi nei prossimi giorni, compreso il 20 gennaio, data dell'insediamento ufficiale di Joe Biden quale quarantaseiesimo presidente.
Non si tratta di una indiscrezione, che i media spesso fanno filtrare con varie formule di cautela sulle fonti, ma una dichiarazione ufficiale fatta dal segretario di Stato dell'Esercito, Ryan McCarthy, al membro del Congresso Jason Crow, democratico, nel corso di una conversazione telefonica.
La trascrizione della conversazione è stata resa pubblica dallo stesso Crow, membro della Camera dei rappresentanti e, in questa veste, componente del Comitato per le forze armate. Nel corso della telefonata, McCarthy ha detto a Crow che, dopo l'assalto a Capitol Hill, sono state avviate almeno 25 indagini su presunti casi di terrorismo interno.
Le forze di sicurezza, ha detto McCarthy al membro del Congresso, hanno sequestrato armi da fuoco, bombe molotov, ordigni esplosivi e manette di plastica nelle vicinanze del Campidoglio, confermando che "un disastro è stato evitato per un pelo". Crow, da parte sua, ha espresso a McCarthy la sua "profonda preoccupazione" dopo che è stato accertato che "membri dell'esercito in servizio attivo e nella riserva fossero coinvolti nell'insurrezione".
I timori per una nuova ondata di violente proteste sono stati citati anche da Twitter, nel comunicato che annunciava la sospensione dell'account del presidente Trump. "I piani per future proteste armate hanno già iniziato a proliferare dentro e fuori Twitter, inclusa la proposta di un secondo attacco al Campidoglio degli Stati Uniti il 17 gennaio", si legge nel comunicato. L'azienda ritiene che i due tweet del presidente Trump di venerdì, che hanno portato alla "sospensione permanente" del suo account, sebbene la formulazione non fosse un esplicito incitamento alla violenza, "possano ispirare altri a replicare gli atti violenti che hanno avuto luogo il 6 gennaio".
Le violente proteste del 6 gennaio sono state pianificate ed organizzate sui social media, con conversazioni esplicite nei forum di estrema destra, per esempio, su come entrare in Campidoglio e ammanettare i membri del Congresso con fascette per impedire la certificazione della vittoria elettorale di Joe Biden. Negli stessi forum, si è parlato per settimane anche dell'organizzazione di proteste di massa che dovrebbero culminare, nella spianata del Campidoglio, con quella che ormai è stata soprannominata "la marcia delle milizie", con la presenza di almeno un milione di manifestanti pro-Trump, in occasione del giuramento di Joe Biden e Kamala Harris.