Starace (Ad di Enel): "Gravi le colpe dell'Europa in politica energetica"

- di: Redazione
 
Ci sono personaggi importanti dell'economia italiana che devono essere sempre ascoltati. Magari poi non se ne condividono le tesi, ma è giusto sentire cosa dicono e come lo dicono. Uno di questi è Francesco Starace, amministratore delegato di Enel, quindi il player più importante ''non politico'' del settore energetico.
In queste ore, ha fatto sentire la sua voce, scegliendo, per essere coerente con la sua scelta di basso profilo mediatico, il Financial Times per fare qualche considerazione sui problemi energetici esplosi con la crisi ucraina.

L'Ad di Enel, Francesco Starace, parla della crisi energetica e delle responsabilità dell'Europa

E sono considerazioni che suonano come una strigliata nei confronti dell'Europa - come entità politica, ma anche come soggetto economico - che si è fatta trovare, per sue colpe, impreparata davanti all'emergenza energetica, legata soprattutto al gas naturale. Starace, come sua abitudine, non gira troppo, con le parole, intorno ai problemi e quindi dice di individuare nei comportamenti dell'Europa una grave sottovalutazione della dipendenza da terzi per le importazioni di gas.

Che non è un problema esploso oggi, perché le avvisaglie di quel che poteva accadere e che puntualmente è accaduto oggi si erano viste già all'epoca della crisi libica, di cui l'Europa non fece tesoro, forse considerandola come un episodio, legato ad una contingenza straordinaria ed emergenziale, come la guerra civile.

Poi, sembra ammonire l'amministratore delegato di Enel, il problema dell'approvvigionamento è generale e, quindi, non legato esclusivamente alla Russia. Le sue parole sono sferzanti, ribadendo che quel che oggi è la Russia, domani potrebbe essere un altro soggetto. Insomma, nella ricerca spasmodica di qualcuno che si sostituisca a Mosca come fornitore di gas naturale, si dovrebbe avere una grandissima cautela, per evitare di ritrovarsi strangolati energeticamente da crisi che toccano l'Europa non direttamente, ma come destinataria delle conseguenze.

Starace comunque non riserva i suoi appunti solo all'Europa comunitaria, avendone anche per i governi italiani che sembrano non avere messo in cima alla loro agenda le esigenze energetiche del Paese, preferendo una politica quasi attendista e non invece decidendo per strategie di medio respiro e, magari, anche lungimiranti o scevre da condizionamenti. Come l'impianto di rigassificazione di Porto Empedocle, messo in stand by per sette anni (un periodo enorme per le questioni meramente energetiche) dal governo. Ora, con un investimento di un miliardo, potrà andare a pieno regime dando alla Sicilia la possibilità di accogliere navi gasiere.
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