Social, la VII edizione della Mappa dell’intolleranza realizzata da Vox. Donne, disabili e omosessuali nel mirino degli odiatori del web

- di: Barbara Leone
 
Razzisti e antisemiti, ma soprattutto omofobi e spietati con donne e disabili. E’ il mondo dei social, baby, che oramai da molto tempo è caratterizzato da un odio implacabile e subdolo. Rabbrividiamo a leggere i dati della VII edizione della Mappa dell’intolleranza, il progetto ideato da Vox-Osservatorio italiano sui diritti, realizzato in collaborazione con quattro università italiane (Statale di Milano, Aldo Moro di Bari, Sapienza di Roma e Cattolica di Milano). E rabbrividiamo perché se nel 2023 stiamo messi così, allora davvero si stava meglio quando si stava peggio. E soprattutto senza social. Il focus dell’indagine si concentra su Twitter e su sei categorie di persone, che sono poi i bersagli prediletti dagli haters: donne, omosessuali, migranti, disabili, ebrei e musulmani. In tutte e sei le categorie prese in considerazione, la percentuale di tweet negativi è decisamente più alta rispetto alla percentuale di quelli positivi, che non superano mai la soglia del 20%.

Social, la VII edizione della Mappa dell’intolleranza realizzata da Vox

La triste classifica vede al primo posto le donne, che con il 43,21% dei tweet negativi detengono il triste scettro di categoria più odiata dai social. Seguono le persone con disabilità (33,95%), le persone omosessuali (8,78%), i migranti (7,33%), gli ebrei (6,58%) e i musulmani (0,15%, in forte diminuzione rispetto al 19,57% dello scorso anno). In dieci mesi di rilevazione, da gennaio a ottobre 2022, sono stati esaminati 629.151 tweet, di cui 583.067 negativi. Il che vuol dire che nel 93% dei casi a twittare sono leoni da tastiera. Nel 2021 ne erano stati esaminati 797.326, ma quelli diffamatori erano “solo” il 69%. Da sottolineare che, grazie ad una piattaforma progettata dal Dipartimento di Informatica dell’Università̀ di Bari che utilizza algoritmi di intelligenza artificiale volti a comprendere la semantica del testo, l’analisi è in grado di distinguere i tweet ironici da quelli discriminatori. A livello geografico la medaglia d’oro va a Terni, con 21.186 tweet negativi rilevati. Segue Roma con 18.751.

Terzo posto per Milano con 16.546. Poi Torino (5.243), Napoli (5.082) e Firenze (2.524). Si registra anche una differenza a livello territoriale sui bersagli presi di mira: l’antisemitismo va per la maggiore nel Nord Italia e nel Lazio, l’islamofobia in Piemonte, nello spicchio a Nord Est della penisola e nell’Emilia. La misoginia invece vince nel Centro Nord, nel Centro e nel Centro Sud, in particolare a Bologna, Firenze, Terni, Roma e Caserta. L’omofobia è soprattutto prerogativa del Nord, in special modo nel Veronese, in Calabria e nel territorio di Bari. Xenofobia a Nord Est e nell’alto Lazio, con forte concentrazione a Roma e in Puglia. Mentre la disabilità è presa di mira soprattutto nelle città del Nord Ovest, dell’Emilia e della Toscana, con Bologna e Firenze sul podio. Quasi sempre ad infiammare la furia degli haters sono i fatti di attualità. E così, ad esempio, l’elezione di Giorgia Meloni, la sua scelta di essere “il” presidente e i casi di femminicidi sono stati gli eventi che maggiormente hanno scatenato maree di insulti in rete. Contro le donne tanto body shaming. Ma non solo. A essere oggetto di violenza verbale sono spesso le competenze e le capacità professionali delle donne, denotando un chiaro fastidio verso tutto ciò che si muove nella direzione dell'emancipazione e dell'autonomia femminile. Al secondo gradino di quest’angosciante podio ci sono le persone con disabilità.

Un dato che, se possibile, ci fa ancora più orrore degli insulti nei confronti delle donne. Il fattore età, poi, ci fa letteralmente cascare le braccia. Perché i più astiosi nei confronti dei disabili sono i giovanissimi, magari gli stessi che poi molto spesso si rendono protagonisti degli odiosi atti di bullismo nelle scuole. Impossibile non fare un balzo sulla sedia leggendo, inoltre, che nel caso dei disabili i picchi d’odio sono stati registrati a seguito di un’omelia di Papa Francesco che invitava a considerare la disabilità una sfida per costruire insieme una società più inclusiva. Così come ha sobillato gli haters la notizia di un tassista veronese che si era rifiutato di prendere a bordo un disabile. Ultimo dato, che pure ci fa raggelare, è che spesso e volentieri in questo sfogatoio online certe parole, che normalmente identificano delle forme di disabilità, vengano utilizzate a mo’ di insulto. Per quanto riguarda le persone omosessuali, questo cluster torna sul podio dopo anni di indifferenza, o quasi, da parte degli odiatori del web. Anche in questo caso, molti tweet negativi emergono in concomitanza con casi di attualità, come durante il Gay Pride o dopo le polemiche sul Ddl Zan. Sempre di moda, poi, il caro vecchio antisemitismo. Alla faccia di chi pensa, e dice pure, che sia roba sorpassata. Nel caso di Liliana Segre, poi, si sconfina verso una discriminazione multipla. La senatrice, infatti, viene violentemente offesa in quanto ebrea, donna e anziana. Infine i migranti, anche loro un evergreen in quanto a insulti. Sarà per via degli sbarchi e della loro eco mediatica, sarà per la guerra in Ucraina, fatto sta che gli stranieri rappresentano la categoria sociale con una percentuale più alta di incremento di tweet negativi all’interno del cluster rispetto al 2021, quando erano al 5,61%. Gli unici bersagli dell’odio social in calo sono i mussulmani, che come detto precipitano dal 19,7% allo 0,15%. Magra consolazione in questa nauseabonda melma di brutta umanità. Sul fronte, infine, delle categorie professionali tra i più odiati ci siamo noi giornalisti. Con uomini e donne che insieme raccolgono un sonoro 78,42 % d’insulti (77% i colleghi uomini e 82% le giornaliste). Una crescita impressionante rispetto al 57% del precedente monitoraggio confrontabile. Evidentemente pandemia, guerra e crisi energetica hanno creato un mix micidiale nel sentiment della rete, che oramai è una sorte di terra di nessuno popolata in larga parte da analfabeti funzionali. Una deriva che non sembra conoscer fine. Visto che, sempre stando ai dati del report targato Vox, gli stessi social non riescono ad arginarla. Basti pensare che Twitter è in grado di rimuovere solo il 45,4% dei contenuti d’odio e di gestire solo il 49,8% delle segnalazioni nelle 24 ore dalla ricezione.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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