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Costretta a un test di paternità sul figlio per smentire il gossip: la denuncia di Rachele Silvestri

- di: Redazione
 
Costretta a un test di paternità sul figlio per smentire il gossip: la denuncia di Rachele Silvestri
Che si debba ricorrere ad un test di paternità, magari da esibire a richiesta di qualche deficiente, per fermare la valanga di maldicenze e presunte illazioni, è la plastica rappresentazione di come la mancanza del rispetto dovuto a chi non ha armi per difendersi dalle calunnie invada ormai ogni attività del nostro quotidiano. Eppure accade anche questo, che una parlamentare debba fare una dichiarazione pubblica per smentire che il figlio (dovrebbe avere qualche mese) sia frutto di una relazione clandestina con un suo influente compagno di partito. Clandestina perché il presunto padre è sposato (non si sa se più meno felicemente) e lei ha un compagno che, in base al vergognoso test cui è stata costretta a sottoporsi, è il padre del bimbo.
Una vicenda che circolava da tempo, e non solo nel ristretto novero degli addetti ai lavori, perché la prurigine mentale che può scatenare una vicenda nella quale dovrebbero mischiarsi sesso, potere e politica è una potentissima calamita, da cui tutti rischiano di farsi attirare.
La protagonista principale di questa storiaccia, dove cronaca e gossip banchettano come iene su una carcassa, è Rachele Silvestri, deputato (rieletto) di Fratelli d'Italia, dopo che, entrata alla Camera con i Cinque Stelle, è rimasta folgorata dal verbo meloniano.

Costretta a un test di paternità sul figlio per smentire il gossip: la denuncia di Rachele Silvestri

L'onorevole Silvestri ha fatto oggi un passo importante, inviando una lettera al Corriere della Sera con l'obiettivo di tutelare sé stessa, il bimbo e il suo compagno, perché non ce la faceva più a sopportare le battutine, le allusioni, ma anche le telefonate che le arrivano da giornalisti che le chiedono di confermare quello che circola incontrollato.
''Non bisogna essere una donna per capire lo schifo, la violenza, l’umiliazione - ha scritto -. Mi chiedo: ma in quanti modi il corpo di una donna può essere violato, calpestato, abusato? Quante volte il dono della procreazione può essere strumentalizzato e degradato? In nome di cosa è giustificabile la violenza su un bambino appena nato? Non so chi sia stato. Molti, però, hanno scelto di condividere una evidente calunnia, di telefono in telefono, di chat in chat, rendendosi complici di questo schifo. E anche chi sa ma ha deciso di non parlare lo è.
Alla fine, la presunta notizia è uscita su qualche organo d’informazione e molti giornalisti mi hanno telefonato chiedendo un commento. L’unica cosa che so è che, chi si è inventato questa storia, è un uomo, probabilmente un politico. Qualcuno dice che la calunnia sia stata pensata per attaccare alcune figure del mio partito, magari per insinuare un degrado da basso impero. Altri mi dicono che sia nato da cacicchi in cerca di gloria. Qualunque sia la ragione, mi fa orrore. E penso che qualsiasi persona dotata di buonsenso, ispirata a un ethos sociale condiviso, a un’umanità viva e solidale la pensi allo stesso modo. La politica in questa vicenda non c’entra nulla. Perché se non condividiamo i principi fondamentali di una civile convivenza, che va oltre le legittime convinzioni politiche, non c’è alcuna speranza per la nostra società''
.

Queste frasi - estrapolate dalla lettere inviata da Rachele Silvestri al Corriere - dicono tanto, ma doverosamente non dicono tutto. Perché, nel turbinio di pettegolezzi, è coinvolto anche il presunto padre, il maggiorente di Fratelli d'Italia, di cui tutti sussurrano il nome, ma che giustamente resta ufficialmente sconosciuto.

Da mesi di lui si dice tutto e l'esatto contrario, costruendo sulla presunta paternità accidenti della sua carriera politica attuale, ma anche la devastazione del suo matrimonio. Ma l'onore è un concetto strano. Perché, inseguendo le frottole messe in giro da chissà chi, lei, l'on.Silvestri, era diventata una poco di buono; lui, il presunto padre, un mezzo playboy.
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