Silver economy, Rome Business School: "In Italia la spesa più alta al mondo"

- di: Barbara Leone
 
La popolazione mondiale è sempre più vecchia: entro il 2050 si prevede un raddoppiamento del numero di persone con più di 60 anni, che passeranno dal miliardo (all’incirca) di oggi ai 2,1 miliardi nel 2050 e 3,1 miliardi nel 2100. E’ quanto emerge dallo studio “Silver economy e invecchiamento demografico in Italia. Criticità e opportunità di business” realizzato da Rome Business School, parte di Planeta Formación y Universidades, un network internazionale creato nel 2003 da De Agostini e dal Gruppo Planeta. La ricerca, a cura di Valerio Mancini, Direttore del Centro di ricerca della Rome Business School, e Katerina Serada, Fondatrice del Sdg Hub (Center for Sustainable Economies and Innovation), porta in evidenza i più recenti trend sull’andamento demografico in Italia e nel mondo e analizza l’impatto dell’invecchiamento globale sugli attuali assetti economici e politici, le istituzioni, i mercati e le imprese.

Silver economy, Rome Business School: "In Italia la spesa più alta al mondo"

Sebbene diversi Paesi e regioni sperimentino la transizione demografica a ritmi diversi (ad esempio, la popolazione in Asia sta invecchiando più velocemente rispetto all'Europa), si prevede che, nel mondo, gli over 50 aumenteranno di circa il 70% nel periodo 2020-2050, così che una persona su tre (pari a 3,2 miliardi di individui) avrà 50 anni o più entro il 2050 e, entro il 2075, gli over 65 supereranno i giovani sotto i 15 anni. L’Italia, secondo le previsioni registrerà nel 2100 la più alta età mediana dell’Unione Europea con un picco di 53,6 anni, preceduta dai paesi dell'Asia orientale, con un picco di 56,5 anni in Corea del Sud e 54,7 anni in Giappone, le età medie più alte nel mondo. Oggi in Italia i Silver rappresentano il 23% della popolazione totale, pari a circa 14 milioni di persone, di cui oltre la metà donne, che diventeranno oltre 16 milioni nel 2030. A livello regionale l’incidenza maggiore di ultra 65enni si registra nel Nord-Ovest e al Centro, con un individuo su quattro, segue poi, a breve distanza, il Nord-Est con il 24,2%; più staccati le Isole con il 23,2% e il Sud con il 22,2%.

Nel 2030, stimano gli autori, la zona con l’incidenza di over 65 più elevata dovrebbe rimanere il Centro con il 28,1% (+3,6 punti percentuali), al secondo posto dovrebbero salire le Isole (27,7%), con una crescita pari al +4,5 p.p.; seguono il Nord-Est con il 27,5% e il Nord-Ovest con il 27,2% (rispettivamente +3,3 p.p. e +2,7 p.p.), infine, il Sud con il 26,6% (+4,4 p.p.). Mentre, nel 2040 sia nelle Isole che al Centro oltre un individuo su tre avrà un’età superiore ai 65 anni, il Sud diventerà la terza area per incidenza degli ultrasessantacinquenni con una percentuale prossima al 33%, seguiranno il Nord-Est con il 32,8% e il Nord-Ovest con il 32%. Come conseguenza di questo processo di invecchiamento, è in crescita una Silver Economy che, secondo l’autrice della ricerca, Katerina Serada, “non è uno dei ‘mercati’, ma piuttosto un’‘economia’ trasversale che sta plasmando tutti i mercati e i settori, in particolare l'edilizia abitativa, i trasporti, l'alimentazione, le assicurazioni, la tecnologia, la salute (l'e-health), le comunicazioni, lo sport, il tempo libero e i viaggi”. Gli adulti di età superiore ai 50 anni contribuiscono al Pil mondiale per 45 miliardi di dollari ed entro il 2050 questa cifra raggiungerà i 96 miliardi di dollari. Grazie alla loro capacità di spesa in beni e servizi, nel 2020, la popolazione con più di 50 anni ha sostenuto un terzo dei posti di lavoro del mondo, ovvero poco più di 1 miliardo di posti di lavoro, generando 23 miliardi di dollari di reddito da lavoro. Si prevede che entro il 2050, gli ultracinquantenni sosterranno 1,5 miliardi di occupazioni (equivalenti al 38% dei posti di lavoro nel mondo) e il loro impatto sul reddito da lavoro sarà più che raddoppiato, raggiungendo i 53 miliardi di dollari. L’impatto è forte quindi anche in termini di spesa: già nel 2020, l’Italia risultava al primo posto in classifica con una percentuale di spesa da parte degli over-50 del 67,7%, seguita da Hong Kong (60,8%), Grecia (60,4%) e Danimarca (60,2%). In termini monetari, in Italia, il valore aggiunto riconducibile ai settori economici in cui la Silver Economy ha un impatto diretto è di almeno 43,4 miliardi di euro: a fronte di una spesa media mensile delle famiglie italiane di ca. 2.571 €, la coppia di 65 anni e più senza figli spende ca. 2.674 € mensili.

In tale contesto, “il nostro Paese ha un buon posizionamento nei settori cardine della silver economy come la prevenzione, la salute, e l’assistenza domiciliare avanzata, grazie a primati industriali nel campo della mobilità e della nutraceutica”, afferma Valerio Mancini, autore dello studio. Nel nostro Paese, l’abitazione è al primo posto nella spesa dei Silver con il 48,7% del totale della spesa media mensile; il secondo settore è il consumo alimentare che per le coppie over 65 è più alto di circa il 12% rispetto alle corrispondenti tipologie familiari più giovani; il terzo settore per importanza è quello dei trasporti a cui le coppie di 65 anni e più dedicano circa il 9% della loro spesa mensile e i servizi sanitari che rappresentano il 6-7% della spesa mensile. “È prevedibile che le spese in questi settori avranno un ulteriore incremento grazie agli sviluppi tecnologici e alla disponibilità sul mercato di prodotti innovativi di facile uso da parte del consumatore. La crescente sensibilità per le opportunità della Silver Economy sta portando al moltiplicarsi di iniziative di aziende private e di centri di ricerca pubblici e privati sull’età avanzata”, spiega Mancini. L’impatto di questo fenomeno, così come emerge dalla ricerca, non riguarda quindi solo i settori della sanità coinvolgendo i servizi finanziari, i beni di consumo, l’immobiliare, il turismo e, entro il 2025, si stima che la Silver Economy contribuirà all'economia europea per 5,7 trilioni di euro. Dal 2016, le startups che si occupano di assistenza agli anziani hanno raccolto 1,2 miliardi di dollari a livello globale, e sono sempre più attive man mano che il settore matura.

I servizi e i prodotti per l'assistenza quotidiana stanno, infatti, beneficiando maggiormente della Silver Economy, ricevendo quasi 500 milioni di dollari dal 2016. Significativo è poi l’impatto sullo sviluppo tecnologico e non soltanto collegato alla sanità. Si registra, infatti, tra i silver un sostanziale incremento sia nell’adozione di Internet e nell’utilizzo di smartphone, sia nell’adozione della “banda larga” e dei tablet. In tale ambito, inoltre, va sottolineato che l'uso di Internet tra gli anziani è aumentato nell'ultimo decennio, soprattutto nei Paesi di Ue, Stati Uniti, Cina, India. Tuttavia, molti hanno difficoltà a interagire con i prodotti digitali, la cui progettazione spesso non tiene conto delle necessità di questa particolare tipologia di utenti. Questo trend porta alla sempre maggiore integrazione di complesse tecnologie assistive nei beni di consumo e avrà quindi un impatto diretto sempre più forte sulla competitività delle Pmi che producono ed esportano beni nei “mercati dell'invecchiamento” in tutto il mondo. Tra le esigenze più imperanti registrate: rimanere nelle proprie abitazioni il più a lungo possibile (Il 94% degli over 65 in Italia si dichiara molto o abbastanza affezionato alla propria abitazione), nuove soluzioni di mobilità indipendente e monitoraggio più efficiente della salute. “Si tratta - sottolinea ancora Mancini - di un business di enormi dimensioni. Infatti, più di 1 miliardo di utenti hanno attualmente bisogno di tecnologia assistiva e questa cifra dovrebbe raggiungere i 2 miliardi entro il 2050”. D’altra parte, l’aumento dello sviluppo di soluzioni innovative per le persone anziane è dimostrato dalle recenti tendenze globali nelle domande di brevetto e nella registrazione dei brevetti in tutte le categorie legate alle tecnologie assistive. Le implicazioni sociali, economiche e fiscali sembrano dunque essere molteplici e le crescenti esigenze porteranno inevitabilmente ad una cooperazione in materia di innovazione intersettoriale mentre, fa notare Mancini, “fusioni e acquisizioni offriranno ulteriori opportunità per accelerare l’avvento della tecnologia e della digitalizzazione nella Silver Economy, sviluppando così un mercato di nuovi beni e servizi su larga scala”.

Le analisi proposte dagli autori mostrano, quindi, che, contrariamente alle più diffuse convinzioni, il processo di invecchiamento non va inteso come una minaccia alla sostenibilità fiscale ma, anzi, rappresenta un’enorme risorsa con benefici per tutte le generazioni, portando l'economia su binari più sostenibili e umani. Questo però non è affatto scontato. Lo studio sottolinea la necessità di riforme fondamentali dei modelli di lavoro, dell'innovazione, delle forme di business, delle istituzioni e dei sistemi sanitari. È dunque necessario sviluppare nuovi approcci per la prevenzione delle malattie e l'erogazione delle cure; definire nuovi modelli di contratti sociali e di welfare che siano in grado di poter gestire i costi e le sfide dell'invecchiamento; sviluppare prodotti e servizi (tecnologici) e modelli di innovazione aziendale che devono trasformarsi in sistemi resilienti e più collaborativi e, per le istituzioni formative della cosiddetta higher education, rafforzare un approccio orientato al lifelong learning capace di far fronte ad un allungamento dell’età lavorativa fino a oltre 70 anni e un numero di occupazioni, nel corso della vita, sicuramente superiore negli anni a venire. La creazione di un tessuto economico che sappia dunque cogliere le opportunità di questo mercato è una grande occasione di cui l’Italia deve approfittare, trasformando così in un fattore di sviluppo e benessere la presenza di una popolazione fra le più longeve al mondo.
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