Prima edizione del siderweb FORUM: oltre 550 operatori del settore si incontrano a Vicenza per discutere il futuro della siderurgia

- di: Barbara Leone
 
Si è tenuta oggi al ViCC - Vicenza Convention Centre la prima edizione del siderweb FORUM, il nuovo evento della community dell’acciaio dedicato all'analisi del presente e del futuro della siderurgia, occasione di approfondimento e networking per tutta la filiera. Oltre 550 gli operatori registrati all’evento, arrivato in un momento non semplice per il comparto siderurgico, in cui è molto difficile fare previsioni e in cui le aziende stanno investendo massicce risorse per l’innovazione tecnologica e la decarbonizzazione.  «Il siderweb FORUM è alla prima edizione. Il nostro obiettivo è che diventi un grande evento, dallo sguardo internazionale, un’occasione di analisi e di relazione - ha dichiarato Paolo Morandi, amministratore delegato di siderweb -. siderweb ogni giorno lavora per fornire informazioni, strumenti, momenti di confronto come questo. Vogliamo essere un facilitatore, un acceleratore di conoscenza, avendo a cuore il mondo dell’acciaio e tutta la sua filiera».

Prima edizione del siderweb FORUM: oltre 550 operatori del settore si incontrano a Vicenza per discutere il futuro della siderurgia

Nell’ultimo bimestre, il mercato dell’acciaio nazionale ha continuato a soffrire per una domanda ridotta, come nei mesi precedenti, e la situazione è stata aggravata dagli effetti stagionali. Gli operatori della filiera, influenzati da queste condizioni di mercato, hanno fatto fermate estive più lunghe della media storica e molti hanno riavviato le attività solo a inizio settembre. Per quanto concerne i prezzi, sia a livello nazionale che europeo, il trend in atto è al momento calante.  Settembre è stato caratterizzato da prezzi in discesa per la maggior parte dei prodotti siderurgici in Italia, secondo gli indici pubblicati settimanalmente da siderweb. La tendenza al ribasso si è però affievolita durante la seconda parte del mese.

«Si osservano a livello internazionale alcuni segnali (soprattutto provenienti dall’Asia) che indicano una potenziale stabilizzazione dei livelli di prezzo, in preparazione forse di una ripresa nell’ultima parte dell’anno - ha spiegato Emanuele Norsa, coordinatore contenuti di siderweb -. Durante il siderweb FORUM ci siamo interrogati insieme agli operatori italiani e internazionali riguardo alle prospettive a breve e medio termine relative al comparto. È ancora presto per ipotizzare che il 2025 sarà di effettiva ripresa, ma è plausibile pensare che, se non ci saranno nuovi imprevedibili sconvolgimenti legati alla politica internazionale, il prossimo anno porterà un riallineamento verso l’alto di alcuni valori e della domanda europea».

Sono 3 le grandi tendenze che stanno definendo il mercato dell’acciaio, secondo l’analisi presentata dall’Ufficio Studi siderweb. La prima tendenza è la stanchezza della domanda. «In questo caso, il quesito da porsi - secondo Stefano Ferrari, responsabile dell’Ufficio Studi siderweb - è se siamo di fronte a un riposizionamento strutturale o se, invece, si sta toccando il fondo». Che la domanda nazionale di acciaio sia in difficoltà lo si evince anche dall’osservatorio di siderweb: le rilevazioni riguardanti produzione, ordini e stock degli operatori, interpellati una volta al mese con un sondaggio durante il webinar MERCATO & DINTORNI, sono sempre state negative (eccezion fatta per il mese di aprile), indicando quindi un rallentamento delle attività, con un picco negativo a luglio. Sentiment tra lo stabile e il negativo, invece, per i prezzi dell’acciaio sul mercato nazionale tra marzo e settembre.  Le previsioni, tuttavia, seppur a livello globale, hanno il segno positivo. La World Steel Association prevede una crescita della domanda mondiale dell’1,7% nel 2024 e dell’1,2% nel 2025. Un ritorno alla media storica più recente (+1% annuo nel periodo 2019-2023), mentre nel decennio precedente aveva sfiorato il 3% annuo. Il raffreddamento generale della crescita, inoltre, è dovuto soprattutto alla frenata della domanda interna cinese. La seconda tendenza, in corso ormai da qualche anno, è «la regionalizzazione dei volumi e dei prezzi, innescata da scelte politiche che si sono riflesse sul mercato. Un’onda di protezionismo che si è alzata nel 2015-16, con la crisi del consumo interno in Cina che aveva portato a un’impennata dell’export cinese» ha spiegato Ferrari. Nel periodo 2011-15 veniva esportato il 29% dell’acciaio prodotto nel mondo. Una quota scesa al 27% nel 2016-20 e al 24% nel 2021-23 (-90 milioni di tonnellate commerciati). Quanto ai prezzi, «c’è stato uno scollamento tra i livelli registrati in Ue, in Usa e in Cina, figlio dell’interruzione del commercio tra le varie aree» ha spiegato ancora Ferrari. Nell’ultimo triennio, per esempio, la differenza di prezzi tra i coils cinesi e quelli statunitensi è stata stabilmente sopra i 350 dollari/tonnellata.  La terza tendenza è «il ridimensionamento della volatilità dei prezzi. La differenza tra il prezzo minimo e massimo dell’acciaio sul mercato italiano tra il 2017 e il 2019 è rimasta entro i 100 euro/tonnellata. Nel 2020-22 si sono toccati livelli furi scala, superando anche i 700 euro/tonnellata per i coils a caldo. Nel 2023 – ha concluso Ferrari – siamo tornati a livelli più consoni e nel 2024, specialmente per i prodotti lunghi, le variazioni sono abbastanza contenute. Possiamo dire, insomma, che è stata riassorbita un’anomalia cui abbiamo assistito negli ultimi anni».

Dal punto di vista degli impiantisti, Alessandro Brussi (Chairman e CFO di Danieli), ha spiegato che, negli ultimi anni, il comparto ha avuto «ottime opportunità di mercato negli Stati Uniti, ora ci aspettiamo una crescita da parte del Giappone, dell’India, del Nord Africa e di tutte quelle aree nelle quali è prevista una crescita del consumo di acciaio nei prossimi anni. Queste zone del pianeta, che potranno sfruttare una maggiore disponibilità di materie prime, alimenteranno anche la crescita della siderurgia europea. Per chi come noi fornisce tecnologia, un potente driver di sviluppo è rappresentato anche dalle necessità di decarbonizzazione, che necessita sia di capitali privati sia di contributi governativi per poter trainare il cambiamento tecnologico dell’industria siderurgica». Per la distribuzione, come ha evidenziato Fernando Espada (presidente di Eurometal e CEO di Tata Steel Distribution Spain), il mercato appare incerto: «Nella prima parte dell’anno il mercato era in un buon momento, non come il 2021 e il 2022, ma comunque ha permesso alle aziende del comparto del commercio di avere margini. Tuttavia, la domanda in questa seconda metà dell’anno ha subito una brusca frenata, abbiamo assistito una riduzione che non vedevamo dalla fine del 2008. Ma con una differenza: allora la crisi aveva colpito tutte le attività, mentre ora sembra coinvolgere solo la siderurgia. L’unica cosa che dà ottimismo per il futuro è che si tratta di una crisi di domanda apparente e, perciò, prima o poi la domanda reale dovrà tornare a essere consistente. Credo che siamo vicini a questo rimbalzo».

Antonio Marcegaglia (Presidente e CEO di Marcegaglia Steel), nel dare una lettura dell’attuale momento di mercato, ha detto: «Stiamo attraversando una congiuntura non facile con un mercato difficile da interpretare. Per rimanere competitivi, credo, sarà sempre più determinante saper innovare processi e prodotti, trovando la flessibilità giusta per adattare i livelli di produzione agli andamenti della domanda, che non sarà altissima, e alla riorganizzazione dei consumi. L’Europa deve darsi una scossa competitiva o rischiamo di sparire, mi pare che Draghi lo abbia detto con estrema chiarezza. Serve una leadership politica forte e un maggiore coraggio nell’affrontare i passaggi chiave del futuro. Penso alla decarbonizzazione, che va assolutamente fatta, ma con pragmatismo e non sull’onda di spinte ideologiche o soluzioni tecnologiche imposte. E magari anche con lo sguardo rivolto a cosa succede negli altri Paesi o penalizzeremo l’industria europea senza risolvere i cambiamenti climatici. O alla Cbam: dobbiamo cambiare approccio, ad oggi così è solo un fardello amministrativo che in prospettiva rischia non solo di non raggiungere lo scopo di supportare la decarbonizzazione europea, ma anche di impoverire la domanda di prodotti industriali a valle. Anche lato mercato, alzare barriere non serve: è corretto difendere le nostre produzioni da importazioni aggressive e sleali, ma pensare di interrompere le catene di fornitura globali è semplicemente impraticabile».

Infine, Yuriy Ryzhenkov (CEO di Metinvest Group) ha sottolineato come il 2024 sia stato «un anno nel quale ci siamo adattati alla nuova realtà, dopo un 2022 e un 2023 che ci hanno visti fronteggiare le immediate conseguenze della guerra scatenata dall’invasione russa. Metinvest quest’anno è riuscita a migliorare in modo significativo i risultati finanziari, ristabilendo alcuni canali logistici e creandone di nuovi, avviando nuove partnership a livello internazionale». Una crescita che fa guardare Ryzhenkov con un moderato ottimismo ai prossimi anni: «Un certo grado di incertezza rimarrà per il settore siderurgico nel 2025, ma guardiamo con prudente fiducia al 2026. Il settore deve prepararsi perché siamo vicino al turning point: il mercato dell'acciaio è ciclico per natura e l'attuale trend ribassista del settore è già il più lungo degli ultimi vent'anni. Questo mi porta a essere cautamente fiducioso».

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