Crollo della fiducia nel biglietto verde, la Bce cambia tono. Lagarde: “L’euro può diventare un faro in questo caos”.
Trump destabilizza, il dollaro crolla
Se il 2025 doveva essere l’anno della “rinascita americana” promessa da Donald Trump, il verdetto dei mercati valutari è già spietato: nel primo semestre l’indice del dollaro ha perso oltre il 10%, il peggior risultato dal 1973.
Il dato certifica un crollo strutturale di fiducia nel dollaro, come valuta di riferimento globale. Non è una fluttuazione fisiologica: per gli operatori, è una crisi politica e istituzionale tutta americana.
Tre le scelte destabilizzanti del secondo mandato Trump:
- Dazi reciproci con Ue e Cina annunciati ad aprile, che hanno avviato una spirale protezionistica.
- One Big Beautiful Bill, il disegno di legge che aggiungerà 3.200 miliardi di dollari al debito pubblico entro il 2026.
- Attacchi alla Federal Reserve, con accuse al presidente Powell di causare “costa(nti) fortune agli americani”.
A questo si somma l’abbraccio alle stablecoin, che Trump vuole integrare nel sistema finanziario per favorire “una moneta globale americana”. Ma per i mercati, questa accelerazione in assenza di regole è l’ennesimo segnale di incertezza.
Sintra, la Bce riscrive le regole
Sul crollo del dollaro si innesta il Forum di Sintra (30 giugno – 2 luglio), dove la Bce ha cambiato rotta. Christine Lagarde ha affermato: “Siamo in una buona posizione per rafforzare il ruolo dell’euro come valuta di riserva globale”.
La strategia è netta:
- Inflazione sotto controllo: risposta forte ogni volta che l’inflazione divergerà dal 2%.
- Quantitative easing più agile: usato solo in pacchetti integrati con altri strumenti.
- Criptovalute sotto sorveglianza: attenzione alle stablecoin ancorate ai Treasury statunitensi.
L’euro risale, ma l’economia frena
L’euro ha superato quota 1,18 dollari, un balzo del 13% da gennaio. Guadagna attrattività come rifugio di stabilità.
Tuttavia, l’Eurozona non sorride sul fronte macroeconomico: il secondo trimestre sarà “quasi piatto” e resta il rischio di un rallentamento nella seconda metà dell’anno.
Lagarde insiste sul rafforzamento politico della moneta unica: “Dobbiamo essere un faro di certezze in un mondo che naviga nella nebbia”.
La Fed resiste, ma traballa
A Sintra si attende Jerome Powell, simbolo di resistenza all’ingerenza trumpiana. La Corte Suprema ha confermato l’autonomia della Fed, ma il presidente minaccia un successore “più obbediente”.
Il Congresso valuta modifiche al Federal Reserve Act per allineare la politica monetaria agli interessi nazionali. Intanto, cresce il timore di una de-dollarizzazione: banche centrali asiatiche e mediorientali stanno riducendo le riserve in dollari, spostandosi su euro e yuan.
Il mondo post-dollaro è cominciato?
Non è ancora la fine del dollaro come valuta dominante. Ma il suo status di moneta rifugio non è più indiscusso. Per la prima volta, l’euro intravede un’opportunità concreta.
Tutto dipenderà da cosa farà l’Europa. Le monete non sono solo strumenti economici: sono simboli di fiducia e ordine internazionale. E il caos sta cambiando padrone.