Tra annunci ministeriali e sindacati in allarme, emergenza precariato sotto i riflettori: ecco cosa emerge davvero.
Inizio dell’anno scolastico: l’allarme supplenti squarcia il sipario
L’Italia si prepara ad aprire le scuole tra tensioni e numeri imponenti: secondo i sindacati, alla riapertura saranno oltre 250mila i contratti a tempo determinato tra docenti e personale ATA. Fonti interne al Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM), tuttavia, contestano queste cifre, segnalando che più di 50mila precari sono stati appena assunti o lo saranno a breve – un dato che, dicono, altererebbe la percezione generale.
Il ministero rivendica il dato positivo: 54mila 526 immissioni in ruolo
Il MIM festeggia un piano assunzioni record, con 54mila 526 posti disponibili per l’anno 2025/26, tra docenti comuni, di sostegno e religione cattolica, suddivisi tra 48mila 504 posti comuni/sostegno e 6mila 022 per la religione. Ma per le sigle sindacali, la celebrazione suona amara: si tratta, per loro, di cifre insufficienti di fronte all’enorme platea di precari su cui ancora si poggia il sistema scolastico.
Sindacati: un’emergenza sociale che diventa struttura
A parlare con toni forti è Giuseppe D’Aprile (Uil Scuola RUA), che non usa mezzi termini: definisce la situazione un’“emergenza sociale”. Fa notare che 232mila supplenze tra i docenti (177 mila cattedre intere e 53 mila spezzoni orari) non possono essere risolte con le manciate di ruoli disponibili. Aggiunge che la procedura di scorrimento delle graduatorie non contempla gli idonei, dunque se un idoneo rinuncia, il posto resta vacante, e la procedura si blocca, rendendo il meccanismo ancora più lento e inefficace.
Analogamente, Vito Castellana (coordinatore Gilda) avverte che la piaga del precariato si aggraverà ancora, specialmente nei posti di sostegno, a causa della lentezza della “mini call veloce” e del caos nelle graduatorie.
La Flc Cgil insiste: reggenze e organici ancora in bilico
Per Gianna Fracassi (Flc Cgil), è tuttora irrisolta la questione delle scuole a reggenza, un problema che il ministro Valditara aveva promesso di eliminare. Il ricorso a dirigenti titolari in altre scuole, chiamati a fare anche i presidi altrove, rimane una piaga strutturale. Fracassi lancia un monito: è urgente aumentare l’organico dirigenziale, anche con mobilità interregionali e nuove assunzioni.
Una nota positiva? Il fronte Anp prova a smorzare il clima
Contrariamente al coro critico, Mario Rusconi, presidente dell’Anp (Associazione presidi di Roma), offre una visione più positiva: dice che, nonostante ogni anno si contino 100mila studenti in meno, è comunque un segnale incoraggiante che non siano stati ridotti gli organici scolastici.
Oltre i dati Ansa: contesto, cifre aggiuntive e criticità strutturali
Numeri reali e stretti conti politici
Fonti indipendenti confermano che i docenti incaricati di supplenze superano i 232mila, con di nuovo una spaccatura tra posti completi e spezzoni. Diverse analisi mettono in luce come le 54mila 526 assunzioni siano un “effetto maquillage”: molti dei posti provengono da concorsi non ripetibili annualmente, e dietro l’annuncio trionfalistico si nasconde una copertura ancora troppo ridotta rispetto alle oltre 250 mila supplenze necessarie.
Precarietà cronica e popolazione precaria in aumento
Uno studio del centro Anief evidenzia che quasi 86mila supplenti su 232mila hanno tra i 45 e i 54 anni, raccontando di un fenomeno di precariato che si estende da ormai una vita – un problema generazionale, non più giovanile.
Contraddizioni continue e annunci non corrispondenti alla realtà
Altri esperti sottolineano che la narrazione ministeriale spesso nega la gravità del problema: un intervento al Senato parlò di 165mila supplenti, cifra destinata a scendere a 155mila entro dicembre grazie al PNRR; numeri ben lontani dal quadro presentato dai sindacati.
Una partita ancora tutta da giocare
Se il MIM rivendica un dato rassicurante, i numeri reali — tra graduatorie intasate, scorrimenti bloccati e contratti a tempo determinato che restano precari per troppi anni — raccontano una storia diversa. Il sistema scolastico italiano si regge ancora troppo su supplenti, tra cui molti ultracinquantenni, e non sembra esserci una strategia solida per una risoluzione strutturale. Serve un cambio di passo: organici reali, procedure efficienti e uscite dal limbo del precariato.