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Elly Schlein il miglior elisir di lunga vita per il governo?

- di: Redazione
 
Elly Schlein il miglior elisir di lunga vita per il governo?
In politica, così come in amore e in guerra, tutto è lecito. Ma con un solo ineludibile comandamento: mai strafare, se no si corre il rischio di implodere.
Sappiamo che Elly Schlein ha ben altre cose da fare che non dare conto delle sue decisioni a quella parte del Pd che ha ''subito'' la sua elezione, avendo puntato sul presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini.
Ma scegliere di fare una continua esibizione di muscoli, quale che sia l'argomento di cui si parla, alla fine rischia di indebolire la sua posizione e con essa quella del Partito democratico. che sembra in crisi di identità poiché una importante sua componente - quella che si rifà al cattolicesimo sociale - si sente spiazzata da alcune linee di comportamento che la segretaria sta adottando e, quindi, in considerazione della sua carica, imponendo.

Elly Schlein il miglior elisir di lunga vita per il governo?

L'ultimo esempio: nelle stesse ore in cui, a Vicenza, alcune centinaia di appartenenti ai cosiddetti centri sociali, intesi come aggregazioni dell'antagonismo, hanno cercato di dare l'assalto alla zona fieristica dove, in una manifestazione orafa, volevano mettere a ferro e fuoco lo stand di aziende israeliane (negli incidenti una decina di agenti sono rimasti feriti), lei ha chiesto il blocco dell'invio di armi a Israele, facendo intendere, sia pure implicitamente, che in questo modo l'Italia si sottrarrebbe ad una sorta di complicità con chi sta compiendo crimini umanitari.
Ora, al di là del fatto che l'ha subito smentita il ministro degli Esteri, Antonio Tajani (''Quella di Elly Schlein è una affermazione basata su una cosa che non esiste, perché l'Italia ha interrotto dall'inizio della guerra di Gaza l'invio di qualsiasi tipo di armi a Israele''), la segretaria del Pd ha mostrato quanto meno di non tenere conto che parole come le sue avrebbero, per come hanno fatto, motivato una deduzione quasi dettata da un automatismo: il Pd sta assumendo una posizione che non è più ''terza'' in quanto sta accadendo in Medio Oriente, facendo sostanzialmente nome e cognome del vero responsabile, almeno ai suoi occhi, delle violenze più esecrabili.

Forse, dicono alcuni commentatori, la presa di posizione di Schlein sorprende sino ad un certo punto perché la pancia del partito la pensa come lei. Ma di certo, le sue parole sono nuove cartucce in mano alla maggioranza di destra-centro che ora la può additare, nei confronti dell'opinione pubblica, come quella che ha fatto una scelta di campo, non considerando cosa abbia scatenato la guerra.
Un argomento, parlando sempre della guerra in Medio Oriente, che ha visto il governo schierato e in modo chiaro: dapprima la netta condanna dell'attacco di Hamas e della presa degli ostaggi; poi vicinanza alla reazione furente di Israele; quindi ripetuti appelli ad una sospensione dei combattimenti per interrompere i bombardamenti israeliani sulla Striscia per mettere fine alle sofferenze della popolazione palestinese.
Sono, quindi, due diversi profili di approccio al problema guerra in Medio Oriente, entrambi rispettabili.

Ma resta politicamente poco comprensibile che il segretario del Pd abbia affermato certe cose mentre, nel corso della manifestazione di Vicenza (svoltasi pacificamente, a differenza dei disordini causati dai centri sociali), è stato detto detto che la risposta israeliana ''non può essere paragonata alle quattro ore di invasione ad opera della resistenza palestinese di Hamas''.
Che poi, nelle ''quattro ore di invasione'' di Hamas, siano state massacrate centinaia di persone, stuprate e fatte a pezzi decine di donne, presi in ostaggio anziani, malati e bambini forse per qualcuno sono solo effetti collaterali.
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