Senza sorprese il primo duello in aula tra Schlein e Meloni

- di: Redazione
 
Anche se di interventi ce ne sono stati parecchi e anche con protagonisti di peso, l'attenzione oggi, alla Camera, in occasione del question time, è stata tutta per Giorgia Meloni ed Elly Schlein che, ciascuna fedele al proprio ruolo e al proprio rango, hanno rubato la scena e toccherà ai politologi cercare di capire chi, nel duello verbale, ma anche in quello del linguaggio del corpo, si sia aggiudicata la vittoria.
Pure se non hanno incrociato direttamente le lame del confronto dialettico, è stato subito chiaro che ciascuna ha voluto rimarcare la propria posizione, pure se Schlein ha dovuto fare i conti con la chiara intenzione degli altri oppositori al governo di volere riaffermare - ma da soli - le loro idee.

Senza sorprese il primo duello in aula tra Schlein e Meloni

Il segretario del Partito democratico ha voluto subito mettere in chiaro come intende il ruolo dell'opposizione, elencando gli argomenti nei quali le decisioni del governo sono state fonte di proteste. ''Andate nella direzione sbagliata'', ha detto, ricordando le misure su rave, condoni, ong e diritti delle famiglie omogenitoriali. ''Sulle politiche sociali - ha incalzato - solo tre parole: incapacità, approssimazione e insensibilità''.
Una posizione abbastanza netta e decisa, ma che non ha spinto i Cinque Stelle - sempre impegnati a marcare le differenza con il Pd - ad applaudire l'intervento di Schlein nei suoi passaggi più duri con il governo.
Il confronto a distanza tra Meloni e Schlein è stato anche un duello di ''posture'', con il segretario del Pd ad accompagnare fisicamente le sue affermazioni e il presidente del Consiglio a scuotere la testa, in evidente segno di disapprovazione o a commentare, ridendo con Salvini.

Le divisioni sono apparse nette su alcuni argomenti, oltre a quella scontata sulla questione migranti. Un argomento su cui, alle proposte del Pd, il premier ha opposto una netta bocciatura è stato quello del salario minimo.
''Senza salario minimo - ha detto Schlein - il lavoro è sfruttamento. Specchietto per le allodole? Vada a dirlo a chi percepisce una paga da fame''.
Il ''no'' di Giorgia Meloni è risuonato netto, assicurando che il suo approccio sul problema è pragmatico e non ideologico. Ma la sua risposta negativa è stata chiara: ''Il governo non è convinto che il salario minimo legale sia la soluzione. Si rischia di creare condizioni peggiori''. Sul tema dei migranti, Meloni ha confermato, punto per punto, la linea del governo, rispondendo ad una interrogazione del segretario di + Europa, Riccardo Magi: "Per fini politici si finisce per mettere in discussione l'onore e l'operato di chi ogni giorno rischia la propria vita per salvarne altre e si finisce per calunniare l'Italia intera, offrendo strumenti a chi vuole caricare tutto il peso su di noi invece che assumersi le proprie responsabilità". E ancora, ''La nostra coscienza è a posto, spero che chi attacca il governo ma non dice una parola sulle responsabilità degli scafisti possa dire lo stesso".

Altra risposta sullo stesso tema - l'interrogazione è di Maurizio Lupi, che, nel presentarla, ha dismesso gli usuali toni concilianti, per dire che le opposizioni ''cercano colpevole ad ogni costo'' - è stata quella in cui Meloni ha detto che il governo ''"non intende piegarsi alle molte e potenti pressioni di chi vorrebbe imporre la visione ideologica di un mondo privo di confini nazionali in nome di un indefinito diritto a migrare". "Le cause sono dei flussi migratori sono molteplici - ha proseguito - le conosciamo: instabilità politica, crisi economiche aggravate dal conflitto internazionale e, non da ultimo, interessi di potenti organizzazioni criminali di trafficanti spesso dotati di proiezioni transnazionali".
Molti gli argomenti toccati dal presidente del Consiglio nelle risposte alle interrogazioni.
Mes: "Finché ci sarà un governo guidato da me l'Italia non potrà mai accedere al Mes. E temo che non potranno accedere neanche gli altri".
Riforma del fisco: ''È nelle priorità del governo. Siamo convinti che la riforma costituisca un fattore fondamentale per il rilancio dell'economia e per incoraggiare investimenti e imprese".
Clima: "Non siamo pericolosi negazionisti climatici. Riteniamo che nel rispetto degli impegni bisogna mantenere un approccio pragmatico e non ideologico". ''Stiamo attivando una cabina di regia, il governo considera il gas naturale come vettore necessario a mantenere l'autonomia del nostro Paese e come perno del progetto strategico di diventare l'hub energetico sul Mediterraneo". "Dobbiamo essere pionieri sulle tecnologie innovative".

Case green: ''Con il voto di ieri il Parlamento europeo ha ritenuto di inasprire ulteriormente il testo iniziale e questa scelta, che noi consideriamo irragionevole, che consideriamo mossa da un approccio ideologico, impone al governo di continuare a battersi per difendere gli interessi dei cittadini e della Nazione".
No a auto a benzina e diesel da 2035; "L'Italia condivide gli obiettivi della transizione verde e quella digitale ma la stessa parola transizione presuppone un percorso graduale, non si può assecondare un processo che sull'altare della decarbonizzazione ci conduce dritti alla deindustrializzazione".
Superbonus: "La norma che nasceva da un presupposto condivisibile ha prodotto conseguenze sulle quali il governo lavora da mesi. Una norma che ha consentito la proliferazione di un mercato opaco di circolazione dei crediti fiscali a tutto vantaggio delle imprese ma dei vari intermediari finanziari intervenuti a raccogliere questi crediti". Per questo, "occorre intervenire sul riassorbimento sui crediti fiscali, ma stando attenti che ci possa essere un'occasione" di lucro per rendite di posizione. "Siamo pronti a correggere gli squilibri".
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