L'assalto alla Sapienza? Una brutta notizia, per tutti, a cominciare dalla democrazia

- di: Redazione
 
Le nostre università sono sempre state crogiuolo delle più intense passioni politiche, anche di quelle che, magari stemperate nell'ardore fisico dall'ideologia legata al cattolicesimo o al liberalismo, preferiscono non incrociare le spade con gli avversari politici, restando sul piano della dialettica. Il confronto duro tra parti avverse del variegato mondo studentesco c'è sempre stato e, come ci ha insegnato la storia degli ultimi cinquanta o sessant'anni, sono state le università ad alimentare pulsioni che talvolta, purtroppo, si sono poi tradotte in atti di pura eversione. Per questo, apparentemente, la notizia degli scontri alla Sapienza non dovrebbe sorprendere più di tanto: ragazzi che si ''confrontano'' non solo a parole sono cronaca frequente. E, anche se non è frequente allo stesso modo, l'intervento delle forze dell'ordine per riportare la calma (con gli strumenti ritenuti più idonei) è cosa che non sorprende.

L'assalto alla Sapienza? Una brutta notizia, per tutti

Così come non giungono certe inattese le diverse versioni che si danno di uno stesso episodio, a seconda di chi le fornisce. Ma gli eventi della Sapienza devono essere approfonditi e non tanto per capire se siano confermate le accuse di una repressione violenza da parte delle forze dell'ordine della manifestazione di protesta indetta da giovani di sinistra contro un convegno dell'organizzazione studentesca che si rifà alle posizioni di Fratelli d'Italia.
Approfondire quanto accaduto, ma soprattutto dire parole chiare sul fatto che non si possa cercare di fermare un evento solo perché non se ne condividono le tematiche (il ''capitalismo buono) o chi vi partecipa (il parlamentare di FdI Fabio Roscani e Daniele Capezzone).

La libertà di espressione è un valore che non è trattabile, che non può essere interpretato o difeso a seconda di chi sieda in cabina di pilotaggio. E il fatto che, mentre ancora il Parlamento è impegnato nel dibattito sulla fiducia chiesto da Giorgia Meloni per il suo governo di destra-centro, si cerchi di impedire con la forza un evento promosso dall'organizzazione studentesca vicina a Fratelli d'Italia, Azione universitaria, è il segnale che lo spontaneismo della protesta c'entra sino ad un certo punto e che l'accaduto è solo un segnale di come possa degenerale il clima nelle nostre università e, speriamo di sbagliarci, nelle piazze.

Forse sarebbe bene pensare alle regole della democrazia, al fatto che il trattamento che oggi riserviamo a qualcuno domani potrebbe essere ritorto contro di noi. Il confronto deve restare sul piano delle idee e mai dare il passo alla violenza e soprattutto nessuno ha il dono assoluto e unico della verità, come una certa narrazione dominante negli ultimi anni ha cercato di accreditare, con le colpe solo da un lato.
Il fatto che la protesta, secondo varie fonti, sia stata animata solo da una cinquantina di giovani non significa affatto che eventi del genere (''contro'' qualcuno e con ''per'' qualcosa) non rischino di radicalizzare la politica portandola verso un confine oscuro. La speranza è che quanto accaduto alla Sapienza si esaurisca in sé stesso, non apra la strada a eventi che ne ripercorrano lo scenario, non consenta alla piazza - anche violenta - di diventare protagonista del dibattito politico.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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