Sempre più italiani rinunciano alle cure: cresce il divario sociale
- di: Bruno Coletta
Nel 2023, il 7,6% della popolazione italiana, pari a 4,5 milioni di persone, ha rinunciato a prestazioni sanitarie. Il fenomeno, in costante aumento rispetto al 7% del 2022 e al 6,3% del 2019, è legato a problemi economici, lunghe liste d’attesa e difficoltà logistiche. Il CNEL, nella Relazione 2024, evidenzia che la fascia d’età più colpita è quella tra i 55 e i 59 anni (11,1%), mentre la Sardegna registra il dato peggiore tra le regioni (13,7%).
“Vi è stata una tendenza al peggioramento, a prescindere dall’eccezionalità del 2021, quando le conseguenze del Covid-19 fecero salire la percentuale all’11%”, spiega il CNEL.
Le disparità regionali e di genere
Il Mezzogiorno registra una media del 7,7%, mentre il Centro si attesta all’8,8%, contro il 7,1% del Nord. Le donne risultano maggiormente penalizzate (9%) rispetto agli uomini (6,2%). Tra le regioni virtuose figurano Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Toscana, con meno del 6%.
Le rinunce economiche sono rimaste stabili (4,2%), ma il vero problema risiede nell’aumento delle liste d’attesa, che dal 2019 al 2023 sono passate dal 2,8% al 4,5%.
L’appello del senatore Zaffini
Francesco Zaffini (FDI), presidente della Commissione sanità del Senato, ha invocato un “patto per la salute” tra maggioranza e opposizione. “La salute è il primo dei diritti universali, tutelarlo è un dovere di tutta la politica”, ha dichiarato. “Basta strumentalizzazioni, servono azioni concrete e condivise”.
Il senatore ha sottolineato come il governo abbia incrementato i fondi per la sanità di oltre 10 miliardi in due anni, proponendo uno “stop and go”: fermare le polemiche e avviare riforme strutturali per rafforzare il Servizio sanitario nazionale.
(Nella foto il ministro della Sanità. Orazio Schillaci)