La sanità malata ha bisogno di stanziamenti, non di vuoti annunci

- di: Redazione
 
C'è apparso, onestamente, fuor di luogo sentire celebrare, in pompa magna, con tanto di conferenza stampa - evidentemente ritenendo l'evento meritevole di essere reso noto ai quattro venti - il decreto legge che, a detta del ministro Schillaci, dovrebbe risolvere il problema delle liste d'attesa per chi, malato, chiede solo d'essere assistito. Non che il problema non meriti la massima attenzione - basta chiedere in giro, parlare con la gente che non ha i soldi per rivolgersi al privato e che si sente fissare una visita a mesi, anni di distanza -, ma proprio per questo si dovrebbe evitare di farne oggetto di uno spot, come se si vendesse una bottiglia di vino di terza categoria spacciato per Sassicaia o un triciclo per una rombante Ducati.
La sanità, la salute pubblica, il futuro dei nostri amici, parenti semplici conoscenti che hanno problemi con il proprio corpo, non sono cose che debbano essere sempre usate come moneta di scambio in periodo elettorale, come purtroppo accade.

La sanità malata ha bisogno di stanziamenti, non di vuoti annunci

Dire che il provvedimento del ministro Schillaci accorcerà i tempi, rendendoli accettabili, è una presa in giro. Non perché non abbia questo obiettivo (guai se fosse così), ma perché - ad eccezione di un arzigogolo contabile: lo straordinario per abbattere le liste avrà uno sgravio fiscale del 15% - di soldini da mettere in circolo non ce ne sono.
Peggio che le nozze con i fichi secchi, perché almeno lì i fichi secchi ci sono e qualcosa si potrebbe mettere sotto i denti.
Una rivoluzione annunciata, ma che difficilmente potrà diventare realtà perché su di essa non si può investire, per il semplice motivo che di soldi non ce ne sono. Non ce ne sono per la sanità, così come per molte altre cose. Ma, vista la delicatezza della materia, si poteva evitare un annuncio che, per il fatto d'essere nell'imminenza della consultazione europea, lascia il sapore della solita mossa pre-elettorale che, democraticamente, è usanza di tutti i governi, quale che sia la loro colorazione o ideologia.
Diciamo questo perché chi domani andrà a cercare di prenotare una visita avrà la risposta di sempre: la prossima data libera è tra un anno e mezzo. E se al gentile impiegato dici che stai male, quello si stringerà nelle spalle, perché non ha niente da replicare. Ed allora la scelta è tra aspettare, nella speranza di non crepare prima, o mettere mano al portafoglio (il tuo, dei figli, dei genitori) è andare a bussare alla porta di questo o quel medico privato, di questa o quella clinica che non figura nell'elenco del Servizio sanitario nazionale. 
Non è giusto: lo sappiamo noi, lo sanno tutti. Ma con la salute non si scherza e su di essa non è lecito speculare, anche se quotidianamente vediamo che il settore privato allarga i suoi interessi. 
E, a favore di chi ha memoria corta, ricordiamo che all'art.32 della nostra Costituzione c'è scritto: ''La repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti''. 
Ma forse oggi di Costituzione di parla solo per modificarla e non per attuarla. 
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