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Le strategie solari battono il melanoma: quando la prevenzione vince

- di: Marta Giannoni
 
Le strategie solari battono il melanoma: quando la prevenzione vince
Strategie solari contro il melanoma: prevenzione e cure

Dai dati IARC (International Agency for Research on Cancer) al rimbalzo in Australia, un approfondimento brillante sul tumore della pelle

Il melanoma sotto la lente: i numeri globali

Un recente studio dell’IARC rileva che nel 2022 nel mondo si sono registrati circa 332.000 casi di melanoma cutaneo, di cui circa 267.000 (83 %) sono attribuibili alle radiazioni UV. Purtroppo, i decessi sono stati quasi 59.000. Rispetto al 2012, quando i casi UV-correlati erano 168.000 (75,7%), si nota un incremento significativo che riflette i cambiamenti ambientali, demografici e comportamentali.

Tipologie “ombra”: il melanoma acrale

Tra i melanomi più rari, quelli acrali lentigginosi colpiscono mani, piedi e unghie e non sono legati al sole. Rappresentano circa la metà dei melanomi in persone di pelle scura ed è per questo che l’IARC li ha esclusi dal calcolo UV‑dipendente. “È fondamentale distinguere le forme UV-dipendenti da quelle che non lo sono, specialmente in aree come l’Africa e l’Asia”, sottolinea la prof.ssa Maria Concetta Fargnoli, dermatologa all’IRCCS San Gallicano.

Chi e dove è più a rischio

Nell’83 % dei nuovi casi UV-correlati, la prevalenza è stata maggiore negli uomini (86 % contro il 79 % delle donne), soprattutto tra i più anziani, a causa dell’accumulo cronico di radiazioni solari. I picchi si registrano in Australia, Nuova Zelanda, Europa del Nord e Nordamerica, con percentuali UV fino al 95 %.

In Australia: prevenzione che paga

In Australia ogni anno si stimano quasi 19.000 nuovi casi di melanoma invasivo, più altri 28.000 non invasivi. I dati 2024 indicano una decrescita della mortalità (1.340 vittime) e un aumento dei tassi di sopravvivenza a 5 anni (94,1 %).

Il motivo? Campagne come “Slip‑Slop‑Slap”, entrate nella cultura nazionale dal 1987, evolute in “Slip, Slop, Slap, Seek & Slide” sotto il programma SunSmart attivo dal 1988. “Tra i giovani sotto i 30 anni, l’incidenza è in calo”, confermano studi epidemiologici. Secondo il governo australiano, il SunSmart genera €2,30 di risparmio sanitario per ogni euro investito.

Ma il pericolo non è scongiurato

Nonostante i progressi, in alcuni segmenti – come Victoria – i casi di melanoma sono cresciuti del 10 % tra il 2022 (2.884 casi) e il 2023 (3.180 casi), soprattutto tra i maschi e nelle aree regionali (+54 %). Inoltre, sui social si sta registrando un preoccupante ritorno alla moda dell’abbronzatura, con TikTok che rischia di rilanciare tendenze dannose. I dermatologi avvertono: “Un’abbronzatura non protetta è una lesione cutanea, non bellezza”.

Diagnosi e cure: un cambio epocale

Nel melanoma localizzato, la diagnosi precoce e la chirurgia garantiscono guarigioni quasi totali. Da metastatico, invece, la situazione cambia radicalmente: nel 2011 la sopravvivenza media era di 9 mesi. L’arrivo dell’immunoterapia (ipilimumab, nivolumab) ha cambiato il destino: oggi circa il 50 % dei pazienti vive fino a 10 anni dopo la diagnosi.

Negli Stati Uniti, per i melanomi localizzati la sopravvivenza a 5 anni è del 99 %, scende al 65 % con linfonodi coinvolti e al 25 % in casi metastatici.

Sole sì, ma con testa

Oltre l’80 % dei melanomi è evitabile. È questo il messaggio che emerge con forza. L’esperienza australiana dimostra che prevenzione ed educazione funzionano, ma i social rischiano di far retrocedere i traguardi.

La combinazione tra diagnosi precoce e terapie avanzate sta trasformando il melanoma da una condanna a una speranza concreta.

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