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Milano, il nodo urbanistica: dimissioni di Tancredi, Sala in aula difende l’operato dell’amministrazione

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Milano, il nodo urbanistica: dimissioni di Tancredi, Sala in aula difende l’operato dell’amministrazione

Il sindaco di Milano Beppe Sala interviene in Consiglio comunale all’indomani delle dimissioni dell’assessore all’Urbanistica Giancarlo Tancredi, coinvolto nell’indagine della Procura sul comparto edilizio e immobiliare cittadino. “Le mie mani sono pulite”, afferma il primo cittadino, rispondendo direttamente ai rilievi dell’opposizione e rassicurando la maggioranza sul prosieguo del mandato. Il riferimento è a un’indagine che, pur non colpendo direttamente il sindaco con provvedimenti, tocca uno dei settori chiave della governance urbana: la trasformazione del tessuto edilizio milanese, il rapporto tra pubblico e privato, il sistema di pianificazione e gestione del territorio.

Milano, il nodo urbanistica: dimissioni di Tancredi, Sala in aula difende l’operato dell’amministrazione

Tancredi, figura centrale nella macchina amministrativa, ha presentato le dimissioni in forma irrevocabile. L’indagine, che ruota intorno a presunti favori, procedimenti agevolati e rapporti ambigui con alcuni imprenditori, apre un fronte delicato su un comparto considerato strategico per la tenuta economica e politica della città. La sua uscita anticipa una riflessione interna all’esecutivo su nomi e criteri per la successione, con l’ipotesi di Elena Granata, docente di Urbanistica al Politecnico di Milano, al vaglio del sindaco.

Urbanistica e consenso, un asse da ricostruire
L’urgenza di una ricollocazione dell’urbanistica all’interno dell’azione pubblica appare evidente. L’amministrazione Sala ha finora legato la propria narrazione politica al paradigma della trasformazione: rigenerazione urbana, valorizzazione delle aree dismesse, apertura a investimenti immobiliari nazionali e internazionali. Un modello che ha garantito dinamicità al mercato e attrattività globale, ma che oggi espone l’amministrazione alle critiche di chi denuncia l’eccessiva permeabilità del sistema decisionale rispetto agli interessi privati.

Il valore del suolo e la rendita fondiaria sono stati strumenti di leva per la crescita urbana, ma diventano ora terreno di vulnerabilità politica. Il confine tra governo del territorio e rapporto diretto con gli sviluppatori si è fatto labile, alimentando il sospetto che la politica urbanistica si sia progressivamente sbilanciata sul fronte della rendita più che su quello della pianificazione a lungo termine.

Un sistema da riequilibrare
L’evoluzione urbanistica milanese ha prodotto importanti risultati in termini di riqualificazione e di attrattività, ma ha lasciato sul campo anche nuove criticità: disuguaglianze territoriali, aumento dei canoni abitativi, polarizzazione tra centro e periferia, tensioni sul mercato residenziale. Il caso Tancredi rischia ora di accelerare un processo di revisione interna: non solo nella composizione della giunta, ma nella natura stessa del rapporto tra pubblico e privato.

Sala si gioca su questo piano la credibilità del secondo mandato. “Se la maggioranza c’è, io ci sono con passione”, ha detto in aula. Una frase che contiene la volontà di rilancio, ma anche la consapevolezza di una fase complessa. La tenuta della coalizione non è scontata, soprattutto se l’inchiesta dovesse allargarsi o provocare ricadute indirette sulla filiera politico-amministrativa.

Prospettive e riforme possibili
L’eventuale ingresso di un profilo accademico come Granata potrebbe segnare un cambio di approccio, in direzione di una maggiore indipendenza dal mercato e di una pianificazione più inclusiva. Ma il tema resta: Milano ha bisogno di nuove costruzioni, di investimenti, di capitale privato. Il punto è la governance: quali regole, quali garanzie, quali strumenti per evitare concentrazioni di potere tecnico-politico e per rendere trasparente l’interesse pubblico in ogni operazione strategica.

In attesa degli sviluppi giudiziari, la vicenda apre dunque una fase nuova nella gestione delle trasformazioni urbane. Il “modello Milano”, per anni considerato esportabile, è chiamato ora a un salto di qualità: meno dipendente dalla logica della velocità e più ancorato a principi di sostenibilità sociale, ambientale ed economica.

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