Il cuore della rottamazione quinquies non è come si paga, né chi può aderire. Il punto decisivo è quando parte. Ed è su questo che si gioca l’intera efficacia della nuova definizione agevolata delle cartelle esattoriali.
L’avvio operativo è collocato nel 2026. Non prima. Una scelta tutt’altro che neutra, che segna uno spartiacque per milioni di contribuenti e imprese con pendenze fiscali aperte. Fino a quel momento, nulla si muove sul piano pratico: le domande non si presentano, i conteggi non partono, i pagamenti restano congelati.
Quando scatta davvero la rottamazione quinquies
La rottamazione quinquies entra in funzione solo dopo l’approvazione delle norme attuative, previste nel corso del 2026. È quello il momento in cui la misura smette di essere un annuncio e diventa operativa.
Da quella data in avanti si apre una finestra temporale precisa per:
- presentare domanda di adesione;
- ottenere il ricalcolo del debito senza sanzioni e interessi di mora;
- avviare il piano di pagamento agevolato.
Prima, semplicemente, non succede nulla. Ed è per questo che il 2026 è il perno attorno a cui ruota l’intera operazione.
Perché la data conta più delle regole
Le regole tecniche sono importanti, ma restano sullo sfondo. La scelta di far partire tutto nel 2026 risponde a più esigenze:
programmazione di bilancio, perché gli effetti sui conti pubblici vengono rinviati;
gestione amministrativa, per consentire all’apparato della riscossione di preparare piattaforme e procedure;
valutazione politica, perché la misura si colloca nella prossima fase della legislatura.
Secondo analisi pubblicate tra dicembre 2025 e gennaio 2026 su quotidiani economici nazionali, il rinvio consente allo Stato di stimare con maggiore precisione l’adesione reale e di calibrare l’impatto sui flussi di cassa.
Cosa succede nel frattempo
Fino all’avvio formale, la rottamazione quinquies resta una cornice normativa. I contribuenti devono attendere. Le cartelle restano formalmente in essere e valgono le regole ordinarie.
Fonti del Ministero dell’Economia, citate dalla stampa specializzata a fine dicembre 2025, spiegano che la fase preparatoria servirà a incrociare banche dati e a definire l’elenco dei carichi effettivamente ammissibili.
Una misura che guarda al passato, ma parte nel futuro
La rottamazione quinquies nasce per chiudere debiti anche molto datati, ma paradossalmente guarda avanti. Il 2026 diventa l’anno zero della nuova tregua fiscale.
È da lì che contribuenti e imprese potranno davvero fare i conti con la convenienza dell’operazione, valutare la sostenibilità delle rate e decidere se aderire o meno.
Fino ad allora, tutto il resto – tassi, modalità di pagamento, platea dei beneficiari – resta sullo sfondo. La data, invece, è già scolpita.