Roma allo stremo per i cantieri. Federcontribuenti: "Violato il patto morale con i cittadini"

- di: Redazione
 
Chi avesse la sfortuna di andare in queste settimane a Roma sappia di dovere mettere da parte, almeno temporaneamente, l'incanto di guardare le bellezze della città, ma cominciare a meravigliarsi per altro.
Per le decine di cantieri per opere pubbliche che hanno reso le strade della Capitale una immensa trappola per gli automobilisti; per gli ingorghi che spuntano qui e la, come funghi alla base di pioppi dopo una pioggia seguita dal caldo; per persone, normali sino a prova del contrario, che, in preda ad una crisi di nervi, scendono dalla propria vettura prendendola a calci e pugni, come se quell'insieme di metallo e cavi sia responsabile della paralisi del traffico.

Roma allo stremo per i cantieri. Federcontribuenti: "Violato il patto morale con i cittadini"

Eppure, nei romani e in chi viene in città per lavoro o per turismo, sembra stia subentrando l'assuefazione, un fatalismo che sembra contraddire la fama di focosi che gli italiani si portano dietro.
Già, perché se la razionalità e il rispetto per le istituzioni dovessero svanire, in centinaia - ci correggiamo, in migliaia - andrebbero ai piedi della statua di Marc'Aurelio per protestare, magari riponendo slogan e striscioni, e cercando di andare a prendere uno per uno i responsabili di questo sfacelo per ''spiegare'' loro quanto accade lontano dal loro ambito scranno.
Ma questo non accadrà mai, perché, a differenza dei seguaci di Donald Trump che presero d'assalto il loro Capidoglio, i romani usano non la forza, ma la parola, il ''verbum'', per dirla come chi questa meravigliosa città la frequentava quando era bella, famosa e temuta. Ora a temerla sono coloro che sono costretti a viverla quotidianamente e a vedere lo sfacelo in cui l'hanno fatta cadere gli inquilini del palazzo Senatorio e, purtroppo, non soltanto gli ultimi.

Oggi i romani, quando sono in automobile, girano come anime prave, cercando un vicolo, una viuzza, una piazzetta per sfuggire all'ingorgo che, come un cecchino, aspetta solo di impallinarli con soste lunghissime o, peggio, con multe per avere violato qualche codice della strada.
In questi giorni ne abbiamo sentite tante (come quella che, in considerazione dei disagi, i tassisti romani hanno chiesto un aumento di qualche euro della tariffa di inizio corsa...Pasquino, dove mai sei finito?).
E c'è chi, come Federcontribuenti, ci va giù duro, dicendo che il Comune di Roma, con la sua folle corsa ad aprire i cantieri, ha violato il ''patto morale tra amministratori pubblici eletti e amministrati che impone ai primi di adoperarsi avendo come solo obiettivo quello del bene per la comunità. Purtroppo a Roma questo accordo è stato tradito da un'Amministrazione comunale che sembra non avvertire l'ampiezza del solco che le sue improvvide iniziative hanno creato tra sé e la Parlando criticità che si stanno manifestando ''in modo molto traumatico per i cittadini e gli automobilisti''.

Federcontribuenti parla del ''dissennato piano di apertura di cantieri pubblici che sta provocando inenarrabili disagi a chi risiede a Roma e a coloro che, raggiungendola per lavoro o anche per diletto, hanno la maledizione di doversi avventurare in automobile nelle strade della Capitale, divenute ormai un inestricabile reticolo di trincee, tubature, scavi, con il rischio di restare bloccati per lunghissimi periodi, in attesa che gli ingorghi si dissolvano''.

Per la Federazione dei contribuenti il sindaco Gualtieri e i suoi più fidati consiglieri, ''forse si trovano in un'altra dimensione spazio-temporale, perché, se vivessero nella nostra, dovrebbero solo chiudere immediatamente i cantieri e deciderne la riapertura sulla base non di piani e progetti studiati a tavolino, ma della ragionevolezza''.
''Mettere operai a lavorare contemporaneamente in cantieri aperti in settori cruciali per la circolazione del già problematico centro storico, e non solo, sottolinea - per Federcontribuenti - non tanto l'incapacità, quanto l'insensibilità di chi, dall'alto del palazzo Senatorio, guarda a Roma come al luogo ideale per esperimenti di urbanistica, calpestando i diritti dei suoi cittadini. Non è una questione politica, ma di buonsenso e rispetto''.
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