Renco: la storia di un successo tutto italiano che torna a investire nel Belpaese

- di: Redazione
 
Cervelli in fuga e aziende che abbandonano l’Italia. Se stilassimo una classifica delle frasi più battute negli ultimi anni dalle testate giornalistiche probabilmente queste due sarebbero nella top ten, tanto che ormai al lettore non fanno più effetto, assorbite nel tempo come un cambiamento inevitabile. In questo panorama di emigrazione professionale ed imprenditoriale invece diventa notizia il ritorno di un’azienda in Italia, dopo anni di successi all’estero per investire e restituire al Belpaese il know-how acquisito in terra straniera. Un’azienda che porta il nome Renco, nata nel 1979 a Pesaro, tra le colline costiere e il mare adriatico, per volontà di un lungimirante Rinaldo Gasparini. All’epoca dei fatti il fondatore di Renco era un dipendente della Snamprogetti,  incorporata nel nuovo millennio in Saipem spa, azienda di ingegneria leader nel settore della progettazione e costruzione di grandi impianti onshore di proprietà dell’Eni che aveva da poco realizzato il tratto tunisino del gasdotto Transmed ed era impegnata anche nella costruzione dei 1.700 km di oleodotto tra Tanzania e Zambia.

Renco: la storia di un successo tutto italiano che torna a investire nel Belpaese

Gasparini quindi, forte della sua esperienza acquisita negli anni in questo colosso italiano, decise di mettersi in proprio fondando a Fano, in provincia di Pesaro, lo studio di progettazione tecnica RG che da lì a poco sarebbe diventato semplicemente Renco.

Dopo i primi sei mesi la sede venne trasferita a Pesaro, in un locale affittato di 100 mq al primo piano di un palazzo in Viale Venezia 53. A quei tempi l’azienda era ancora piuttosto piccola, quasi familiare e contava solo cinque o sei persone che vi lavoravano.

In poco tempo però Renco grazie al carisma e alle capacità del suo fondatore riuscì a consolidarsi e  trovare il suo core business iniziando ad operare nel settore industriale diventando rappresentante delle Turbine Solar ed entrando nel mercato delle turbine a gas. Grazie a questo accordo l’azienda poté proporsi come interlocutore affidabile e molto autorevole anche nei confronti di realtà come ENI.  La prima svolta nella storia di Renco arrivò nel 1981, quando l’azienda si aggiudicò un contratto da 2,5 miliardi di lire in Iraq (più del doppio del fatturato dell’anno precedente) per la realizzazione della parte elettrostrumentale di un impianto di trattamento acque a Samarra, nel nord del paese. Per ottenere la necessaria fideiussione bancaria, Gasparini fu costretto a depositare a garanzia gran parte dell’anticipo ottenuto.

In pochi mesi la Renco cambiò volto e anche sede: nel 1982 acquistò un intero edificio a Pesaro per ristrutturarlo progressivamente.

Nota di colore: per i proprietari del palazzo, un’anziana coppia che vi abitava, Renco aveva organizzato un appartamento in una parte del piano terra, affinché non fossero costretti ad abbandonare la loro casa, con la garanzia che sarebbe rimasta di loro proprietà e che Renco avrebbe continuato ad occuparsi della sua manutenzione.

Per Renco, l’Iraq non fu solo la culla di molte civiltà antiche ma soprattutto l’inizio di una crescita esponenziale. Alla prima commessa infatti ne seguirono molte altre fino allo scoppio della guerra con l’Iran che non compromise però la conclusione dei lavori e consentì a Renco di costruirsi una solida reputazione come azienda affidabile e autorevole nel settore.

Intanto, nonostante già in Medio Oriente si raccogliessero frutti, il radar di Rinaldo Gasparini aveva individuato un altro continente dove l’azienda avrebbe potuto trovare spazio per crescere: l’Africa.

All’inizio degli anni ‘80 Renco entrò quindi in Egitto ed Etiopia nonostante i rischi previsti da diversi operatori del settore a causa della recessione internazionale e nel 1982 venne costituita con due aziende nigeriane la Renco Nigeria Ltd.: fu la prima joint-venture di Renco società per azioni operante all’estero. La scommessa fu vinta e negli anni successivi Renco riuscì ad espandersi in molti altri stati africani.

Gli anni ’90 per Renco hanno rappresentato un’ulteriore svolta attraverso l’elaborazione di una strategia imprenditoriale certamente antesignana e dal grande valore innovativo: l’idea era quella di reinvestire in loco i proventi delle attività di engineering e costruzioni, inizialmente sviluppando complessi direzionali o alberghieri, che poi non venivano venduti ma messi a reddito, principalmente servendo le stesse compagnie oil/gas clienti dell’attività operativa.

Poiché si investiva in luoghi remoti (Armenia, Kazakistan, Congo) si era presentata la necessità di creare anche una impresa di costruzioni che realizzasse gli immobili e una che si occupasse di gestione alberghiera, in quanto non esistevano ancora imprese qualificate operanti in quegli Stati.

Questa strategia ha prodotto nel tempo diversi vantaggi: innanzitutto ha eliminato il rischio dell’attività di costruzioni di avere dei ricavi incerti ed instabili nel tempo, in quanto l’attività di asset management era molto più sicura e prevedibile.

In secondo luogo, ha permesso a Renco di crescere e radicarsi nei territori in cui era presente, creando partnership durature con istituzioni, comunità e enti locali. Questo ultimo aspetto ha un riflesso intrinsecamente sostenibile, in quanto ha permesso di creare delle imprese locali che abitano i territori e non li depredano.

L’attività di Renco, come detto, non si è limitata a grandi progetti infrastrutturali. Negli anni, infatti, l’azienda pesarese ha realizzato anche importanti strutture alberghiere e resort. Proprio in uno di questi, a Zanzibar, nel 2004 colto da un infarto venne a mancare il fondatore Gasparini. L’azienda passò nelle mani di Giovanni, il promettente figlio dell’imprenditore già presente da tempo in Renco, che venne affiancato dal presidente Antonio Passeri e l’amministratore delegato Giovanni Rubini.

Negli anni successivi con Giovanni Gasparini divenuto Presidente, Renco avviò una nuova svolta decidendo di modificare la sua strategia imprenditoriale: la transizione energetica ha infatti cambiato radicalmente il mercato dell’azienda, da sempre impegnata nel settore energy, offrendo nuove opportunità e nuovi obiettivi. Renco scelse quindi di modificare la sua mission per focalizzarsi su impianti più green, come idrogeno, fotovoltaico ed eolico, continuando però  a lavorare nel mondo del gas, ancora necessario per la transizione energetica, come dimostrato dalla recente guerra in Ucraina.

E poi abbiamo deciso di tornare ad investire in Italia”. Giovanni Gasparini, 40 anni, residente a Fano ma spesso in giro tra l’Italia e il resto del mondo lo dice con naturalezza disarmante, quasi fosse normale di questi tempi. E aggiunge con la stessa schiettezza che tra il 2023 e l’anno in corso Renco investirà in Italia oltre 100 milioni di euro.

Del resto le parole di Gasparini non sono chiacchiere ma fatti. Renco è impegnata in molti progetti distribuiti nello stivale: dal nuovo parco eolico di Salinella in Calabria che verrà inaugurato a breve  alla realizzazione di un impianto per la produzione di idrogeno a Paese, in Veneto; dalla realizzazione del nuovo politecnico al Mind di Milano all’impianto per il trattamento dei fanghi per l’autorità portuale di Ravenna. “E molto altro” chiarisce sorridendo.

In realtà non abbiamo mai abbandonato il nostro Paese – ci tiene a precisare Gasparini - infatti in ogni nostro progetto all’estero vi è sempre stata una percentuale di italiani con compiti di tutoraggio per i dipendenti locali. Possiamo dire che negli ultimi anni abbiamo sentito il bisogno di restituire all’Italia l’esperienza e le competenze accumulate in tanti anni di lavoro all’estero mantenendo chiaramente la stessa logica di vicinanza alle comunità locali che ci accompagna da sempre”.

E infatti per Renco l’aspetto sociale ha rappresentato da sempre un punto fermo nella filosofia aziendale. Non per niente al fianco dell’attività imprenditoriale è nata la Renco Foundation con un sito (www.rencofoundation.org) in cui campeggia in bella vista una citazione di Henry David Thoreau, filosofo americano e precursore dell’ambientalismo e della non violenza che recita: “la solidarietà è l’unico investimento che non fallisce mai”.

La Renco Foundation - spiega Gasparini - è una manifestazione dei continui impegni sociali di Renco che è parte integrante del modo in cui viene condotta l’attività dell’azienda. Gli investimenti più significativi sono diretti ad aiutare le popolazioni con cui Renco lavora, alcune delle quali vivono in paesi ancora in via di sviluppo, che non hanno accesso a beni o servizi per soddisfare i loro bisogni primari. In questi anni gli interventi hanno riguardato Zanzibar con un ospedale per la maternità e un progetto per diffondere la cura della salute, l’Albania, l’Armenia, il Congo e il Mozambico. Siamo molto orgogliosi di quanto sta facendo la Fondazione”.

Oggi Renco spa conta oltre 4000 dipendenti tra l’Italia e il resto del mondo e pur essendo tornata con forza in Italia l’azienda non ha smesso di guardare all’estero.

Anche sul piano internazionale l’impegno di Renco produce risultati importanti - ha sottolineato l’Ad Giovanni Rubini - la divisione energia ha ottenuto la commessa per servizi di ingegneria, approvvigionamento dei materiali e realizzazione dell’opera di due power station per 100 megawatt in Albania, un parco fotovoltaico in Mozambico da 20 megawatt e la realizzazione di un acquedotto da 175 km in Kazakhstan». Inoltre, ha aggiunto Rubini, i «grandi progetti di investimento, come la centrale di Yerevan in Armenia, ormai operativa da alcuni anni  e il porto di Pemba in Mozambico”.

Ma c’è un progetto che sta particolarmente a cuore all’amministratore delegato, questa volta non in Italia ma in Africa: “abbiamo avviato il rimboschimento di oltre 41mila ettari in Congo per rigenerare un’area arida, creare diverse centinaia di posti lavoro e produrre carbon credits da commercializzare sul mercato internazionale. Il rimboschimento è partito lo scorso 6 novembre con la piantumazione dei primi 150 ettari nelle prossimità della città di Mbè, centro ricco di storia e sede della casa reale Tekè”.

Il passato di Renco è senza dubbio una storia di successo frutto del coraggio e delle capacità di Rinaldo Gasparini che suo figlio Giovanni sta portando avanti con forza e determinazione. Non per niente l’ultimo fatturato ha toccato la cifra record di 584 milioni di fatturato. Ma il futuro? Come se lo immagina il Presidente Renco?

Il futuro di Renco come ha dimostrato chiaramente il nostro passato dipende dalla sua capacità di adattarsi ai cambiamenti del mercato, di innovare e di offrire prodotti e servizi di alta qualità, di gestire le sfide finanziarie e di trovare nuovi mercati per crescere. Se riusciremo a continuare a fare tutto questo allora il futuro di Renco sarà promettente”.

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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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