Il Regno Unito si scopre povero, litigioso e arrabbiato

- di: David Lewis
 
Le vetrine sono sempre illuminate, ma questo Natale, rispetto anche a quelli al tempo della pandemia, dove si aveva la consapevolezza dell'emergenza, sembra essere meno luminoso, meno luccicante a Londra, come in altre città del Regno Unito. Perché i problemi sono tanti e, forse per la prima volta da parecchi anni a questa parte, è un intero popolo ad avvertirli. Messo da parte lo shock emozionale della Brexit, di cui solo ora forse si comprendono portata e quindi conseguenze nella vita di tutti i giorni, il Regno Unito si è risvegliato da un lungo torpore, dopo avere passato anni sotto la coltre di una narcotizzante di politica che è seguita con attenzione e interesse solo da una piccola parte della popolazione. Ma oggi UK si sta accorgendo che i problemi che si avvertivano lontani, dopo avere eretto un alto muro per separarsi dall'Europa, sono invece presenti, tangibili, spesso anche drammatici. Ma la cosa sorprendente é che riguardano anche categorie che sembravano vivere solo per andare a farsi fare un vestito o scarpe su misura a Saville Row. Avvedersi che anche gli avvocati devono confrontarsi con l'inflazione e, davanti all'Old Bailey o nelle sue austere aule, ne parlano tra di loro, alzando la voce e dicendo che così non si può andare avanti, è un salto in una realtà che non si immaginava potesse riguardare anche i benestanti.

Il Regno Unito si scopre povero, litigioso e arrabbiato

E' un Regno Unito che si è scoperto fragile, esposto a una crisi economica che mai avrebbe pensato potesse riguardarlo. E ha anche scoperto che ha bisogno di avere dei nemici sui quali scaricare la rabbia, che non sono certo i migranti che, anche in questi giorni in cui il mare sulla Manica non è certo tranquillo, sfidano la sorte cercando di raggiungere le coste britanniche.
Oggi, semmai può essere un esempio, per migliaia di infermieri il nemico è Servizio sanitario nazionale che, alle prese con problemi di bilancio, s'è tappato le orecchie davanti alla richiesti di aumenti salariali, ma anche di migliori condizioni di lavoro, rivendicati da chi, durante l'ondata più devastante del coronavirus, ha retto sulle sue spalle l'impreparazione di un sistema vissuto di rendita, in termini di reputazione, ma paurosamente carente, al di là di camici perfettamente stirati e di inappuntabili cuffiette.

La rabbia degli infermieri si è tradotta in uno sciopero (due giorni nelle prossime settimane) che, probabilmente, avrà una ricaduta solo simbolica su malati e pazienti - il senso di responsabilità non si assenta mai dal lavoro-, ma che è l'ennesimo segnale di un malessere che ormai è generalizzato, al punto che nessun settore della vita del Paese sembra esserne immune, in una drammatica rappresentazione dell'effetto domino.
Una catena che si sa bene dove cominci, ma di cui si ignora quale e dove sarà l'ultimo anello.
Se i dipendenti delle ferrovie decidono di fermare i treni nelle rimesse o nelle stazioni, i primi a subirne i contraccolpi sono quelli che quotidianamente si spostano per lavoro e per motivi economici, di comodità o di sicurezza, preferiscono raggiungere la loro meta dentro un vagone e non con la loro auto. Ma nessun treno significa che la gente non si sposta e se non si sposta non va a mangiare nei ristoranti o nei bar; se non si sposta magari non chiuderà la giornata passando, per una puntatina veloce, al pub, che non è, come si pensa erroneamente al di fuori delle enclave della cultura anglosassone, un covo di beoni, ma un luogo che rappresenta cameratismo e azzeramento delle differenze sociali.

La gente, dopo che anche la Royal Mail sciopera - mettendo a rischio le consegne degli acquisti fatti per il black friday, preparandosi per l'orgia dei regali natalizi -, comincia a essere più attenta, rispetto al passato, a quello che dicono i politici, mai come oggi in caduta verticale nella considerazione dei britannici, che li vedono come entità quasi aliene, che battibeccano allegramente, in televisione o in parlamento, mentre la gente non sa come mettere insieme pranzo e cena, e non è una esagerazione. Perché le bollette, che arrivano puntualmente, devono essere pagate e poco serve lamentarsi che intere famiglie sono soffocate da un'inflazione ormai a due cifre. Con l'inverno che è già arrivato, le case devono essere tenute al caldo, anche a costo di saltare qualche pasto. Come ha detto di recente una madre-single, confessando di essere costretta, magari accampando la scusa di non stare bene, a non sedersi a cena con la figlia, perché lei sì che deve mangiare perché va a scuola.
Se Dio vuole salvare il Re, qualcuno salvi i sudditi di Carlo III.
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