Oggi si scioglie il Parlamento e comincia una campagna elettorale dall'esito scontato

- di: David Lewis
 
Il Parlamento britannico è da ieri ufficialmente sciolto, dando quindi il via, anche formale, alla campagna per le elezioni generali, che si svolgeranno il 4 luglio.
Un voto che, a leggere commenti, statistiche, sondaggi e anche i risultati di recente elezioni suppletive, sembra avere un vincitore designato, il partito laburista, che così metterebbe fine ad una lunga stagione - quattordici anni - trascorsa all'opposizione.
A cinque settimane dal voto, il Labour e il suo leader, Keir Starmer, ex avvocato specializzato in diritti umani, sembrano avviarsi verso un successo, confortante nell'esito e dai numeri che dovrebbero essere di garanzia per un andamento spedito del prossimo gabinetto, forte di una rassicurante maggioranza.

Oggi si scioglie il Parlamento e comincia una campagna elettorale dall'esito scontato

La mossa di Rishi Sunak, di indire le elezioni per luglio, quando tutti si aspettava che le convocasse per l'autunno, appare come l'ultimo disperato tentativo di recuperare consensi sulla scia dei primi risultati positivi che sta registrando l'economia del Regno Unito, dopo anni di crisi e la manifesta incapacità di recuperare le posizioni che aveva prima della pandemia. Cosa riuscita ad altri grandi Paesi industriali europei e che, per la Gran Bretagna, ha avuto un cammino più lungo e difficile, che spesso l'ha portata in una recessione tecnica.

Dal momento in cui ha annunciato le elezioni, Sunak (che vede fare i conti, oltre che con le sue decisioni, anche con la pesante eredità che gli hanno lasciato i suoi precedessori conservatori a Downing Street) si è lanciato in un frenetico tour per il Paese per rilanciare l'immagine, parecchio appannata, del suo partito, e trovandosi di fronte lo scetticismo generalizzato anche da parte dell'elettorato tradizionalmente vicino ai tories.
Se Sunak sognava che l'annuncio a sorpresa delle elezioni da celebrare ben prima di quello che si ipotizzava lo avrebbe aiutato a tentare di recuperare terreno, per lui il risveglio è stato traumatico. La china dei consensi per i conservatori è in netta discesa, con numeri che lasciano ben poco spazio alle speranze. I sondaggi di questi giorni, infatti, accreditano i laburisti in media intorno al 45% delle intenzioni di voto rispetto al 23% dei conservatori. Quindi con la prospettiva che la vittoria dei laburisti sia realmente schiacciante.

I 650 seggi della Camera dei Comuni sono da ieri ufficialmente vacanti e nelle circoscrizioni elettorali è in corso la dura lotta per accaparrarsi uno scranno. La atipicità di queste elezioni, ormai vicine, è confermata anche da un dato: degli uscenti, circa 129 deputati hanno finora annunciato che non si ricandideranno. Ma a colpire è soprattutto il fatto che, di questi 129, ben 77 sono conservatori, a conferma di qualcosa che può essere sintetizzato come frutto del poco tempo per preparare una difficile campagna elettorale e la consapevolezza che, per la maggior parte dei conservatori, l'elezione è quasi un miraggio. Se poi si considerano anche i costi di una campagna elettorale, il cerchio si chiude.

Le motivazioni della ''grande fuga'' dei conservatori dal palazzo di Westminster sono diverse: i sondaggi disastrosi; il desiderio di riqualificarsi; la volontà di dedicare molto più tempo alla famiglia (cosa, quest'ultima, che sa tanto di una buona scusa sempre ''spendibile'').
Davanti ad un quadro avvilente, Rishi Sunak si aggrappa alla speranza di potere guadagnare punti nei previsti dibattiti con Keir Starmer (il primo è in calendario per il 4 giugno, in televisione). Ma non è che le sue ultime sortite lo abbiano granché aiutato, come la proposta di reintrodurre la leva per i giovani di 18 anni o di varare tagli fiscali per i pensionati.

Che le nubi sul futuro del partito conservatore si facciano sempre più nere è confermato anche il sostegno ufficiale che 120 esponenti del mondo imprenditoriale britannico hanno garantito ai laburisti. Una cosa che, appena pochi anni fa, sarebbe stata impensabile.
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