Regno Unito: l'ansia aggredisce i giovanissimi, centinaia ogni giorno chiedono aiuto ai medici

- di: David Lewis
 
Sta assumendo le dimensioni di una epidemia il numero dei giovanissimi che, ogni giorno, nel Regno Unito, sono costretti a rivolgersi al Servizio Sanitario Nazionale a causa di violente crisi di ansia.
I numeri sono spaventosi: più di 500 soggetti al giorno, ovvero uno ogni tre minuti, vengono indirizzati ai servizi di salute mentale, più del doppio rispetto al tasso precedente all'inizio della pandemia.
Una particolareggiata inchiesta del Guardian mette nero su bianco l'ampiezza di un fenomeno che forse, nella fase iniziale, non è stato valutato con attenzione, riconducendolo ad una contingenza, quando oggi, invece, si sta delineando come qualcosa di più ampio e radicato, quindi, ben più grave.
The Guardian rivela che nel 2023-24 ci sono stati 204.526 nuovi referti relativi a di pazienti di età pari o inferiore a 17 anni in cui la causa principale era l'ansia. Nel 2019-20, l'anno prima che il Covid-19 colpisse, il totale era 98.953. Nel 2016-17 era 3.879.

Regno Unito: l'ansia aggredisce i giovanissimi, centinaia ogni giorno chiedono aiuto ai medici

La progressione dei numeri si commenta da sola, mostrando una cesura tra il prima e il dopo la pandemia, ma soprattutto balza, in tutta la sua evidenza ,la differenza rispetto ad appena pochi anni fa (sette-otto), quando il numero dei referti era fisiologicamente basso..
Un aumento che per medici, funzionari del Servizio Sanitario Nazionale e responsabili del settore, è stato "sbalorditivo" e "scioccante" e che ha messo in luce l'urgente necessità di affrontare la crisi della salute mentale dei più giovani che, per definizione, hanno minori barriere da frapporre nei confronti del disagio.

E' chiaro che questo aumento inatteso nei tempi e, soprattutto, nelle dimensioni ha trovato le strutture sanitarie impreparate. Con il risultato del crearsi di liste d'attesa ''inaccettabilmente lunghe'', quando invece il disagio mostrato necessita di trattamenti tempestivi, visto che l'ansia può avere effetti devastanti in una fase cruciale dello sviluppo.
Ma se i numeri sono spaventosamente chiari, gli esperti sono convinti che quelli reali siano molto più ampi, per l'incapacità soprattutto dei soggetti più giovani di riconoscere e denunciare una condizione estrema, rinchiudendosi in sé stessi e aggravando la situazione, di cui spesso non mettono a conoscenza nemmeno in genitori.

Insomma, i numeri di oggi sarebbero solo la punta di un iceberg.
Questa condizione non ha un'unica causa, anche se tra gli esperti si consolida l'idea che si tratti di più fattori.
Quali, ad esempio, le pressioni legate alla scuola e alla competizione che ad essa viene legata; l'impatto del mondo dei social e dal lato oscuro della rete, quella del cyberbullismo; le diseguaglianze sociali, quindi le condizioni economiche disagiate. Ma ad incidere è anche la ricerca di un aspetto migliore, conseguenza questa del lavaggio del cervello che i più giovani subiscono quotidianamente dai media, tradizionali o meno.
Per chi ascolta e assiste quotidianamente i giovani pazienti è evidente che la pandemia, tra limitazioni e prescrizioni, oltre alle perdita di persone care o solo conoscenti, è alla base di questo fenomeno, causando significativi sconvolgimenti nella vita quotidiana. Tanto che, a distanza di quattro anni dall'esplodere della pandemia, ancora oggi molto giovanissimi guardano con timore al futuro, e questo accresce la loro ansietà. Una condizione che colpisce adolescenti, ma anche bambini.

Quale è la risposta dello Stato davanti a questo dramma?
Il Servizio Sanitario Nazionale sta ampliando i servizi per curare più bambini e giovani che mai, tra cui l'implementazione di centinaia di team di salute mentale nelle scuole. Ma potrebbe essere già tardi per fermare un'onda che rischia di relegare molti giovanissimi in una condizione da cui sarà difficile potere tornare indietro.
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