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Sardegna: quale che sia il risultato finale, il Centro-destra ha perso

- di: Redazione
 
Sardegna: quale che sia il risultato finale, il Centro-destra ha perso
Anche se lo scrutinio va avanti lentamente (e usiamo un eufemismo, visti i tempi da bradipo che sembrano condizionare le operazioni nei seggi dell'Isola), il risultato delle regionali in Sardegna si definisce con il passare delle ore, segnate da un testa e testa tra il candidato della maggioranza di governo, il sindaco di Cagliari dimissionario Paolo Truzzu, e quella del ''campo largo'', a trazione Pd-5S, Alessandra Todde, divisi a meno di un punto percentuale, quando alle 19 doveva scattare lo stop allo spoglio (poi revocato con una circolare) e il rinvio delle schede alle Corti d'Appello.
Comunque, al di là del risultato ufficiale, le regionali in Sardegna restituiscono, alla politica italiana, una situazione complicata nell'ambito dei partiti della coalizione di maggioranza.

Sardegna: quale che sia il risultato finale, il Centro-destra ha perso

Complicata non tanto per l'esito della consultazione (che, appunto perché regionale, ha riguardato una porzione dell'elettorato nazionale), quanto perché ha mostrato che la tanto decantata ''Invencible armada'', al comando dell'altrettanto ''Invencible Giorgia'', forse tanto invincibile non è. Ed ha mostrato anche che, se l'opposizione non dovesse fare i conti con i troppi galletti nel pollaio, forse la promessa di governare per i prossimi dieci anni (sbandierato dal Centro-destra ogni qual volta ce ne sia l'occasione), dovrebbe essere più prudente. Considerando anche un elemento affatto trascurabile: alla consultazione in Sardegna la Sinistra si è presentata con due candidati, in opposizione l'una all'altro, con Renato Soru che viaggia poco sopra l'8 %. Fatti due conti, con un solo candidato, la Sinistra avrebbe stravinto. Ma con i se si fa poca strada.
Lo scenario delle elezioni regionali in Sardegna - prima, durante e dopo - è stato per i partiti della maggioranza lacerante, anche se, dal palco di Cagliari, tutti hanno ribadito di volersi un bene dell'anima, di non temere per la tenuta del governo e che la sera, prima di andare a dormire, i leader si mandano cuoricini su WhatsApp.

La verità è apparsa inequivocabile e recita che l'egemonia di Fratelli d'Italia è accettata da Forza Italia e subita dalla Lega e i proclami che sono stati lanciati, ribadendo la coesione della maggioranza, sono un atto dovuto perché Salvini sa di stare giocandosi la sopravvivenza con l'avvicinarsi delle elezioni europee, perché ogni risultato che vedesse la Lega a Bruxelles intorno/sotto soglia del 9%, con Forza Italia ad incalzarla, sarebbe un boccone amaro.
Un calice di fiele ben difficile da trangugiare per un movimento che, come detto di recente in un evento in Veneto, alla presenza di Luca Zaia, non ha dimenticato le sue radici che, originariamente indipendentiste, collocavano il movimento in un ambito antitetico rispetto a quello in cui lo ha fatto trasmigrare Salvini.

Se poi i primi risultati accreditati alla Lega (che le attribuiscono meno del 4%) dovessero essere confermati alla fine dello scrutinio, il ''capitano'' dovrebbe spiegare ai suoi come sia stato possibile che in Sardegna lui non sia stato capace di imporre la riconferma dell'uscente Christian Solinas per poi essere bastonato dagli elettori, e soprattutto con Forza Italia ben più forte in termini percentuali.
Certo è che ora sarà vivisezionato, dentro la maggioranza di governo nazionale, il risultato del candidato Paolo Truzzu, fortemente, anzi fortissimamente voluto da Giorgia Meloni, che avrebbe dovuto fare a pezzi la principale antagonista, Alessandra Todde, cosa non accaduta.

Ci saranno tempi e modi per analizzare il voto odierno, ma appare evidente che non tutto, nella maggioranza di Destra-Centro (che aveva eletto cinque anni fa Solinas che, sardista, era diventato il pupillo di Salvini), sia andato per come era sperato e che quindi la solidità della maggioranza è stata solo di facciata.
E siccome in politica nulla accade per caso, è evidente che una delle tre principali gambe della coalizione ha scricchiolato troppo per essere un accadimento fortuito.
Facendo andare lo sguardo all'immediato futuro, appare inevitabile che Salvini voglia ''capitalizzare'' una sconfitta che, oggi come oggi, è facile accreditare a Giorgia Meloni, che ha insistito su un candidato che, nella sua stessa Cagliari, che amministrava da sindaco, non è che raccogliesse molti consensi. Cosa confermata dal fatto che, nel capoluogo, Todde l'abbia superato nettamente.
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