Regionali: per Fratelli d'Italia il pericolo vero ora è vincere "troppo"
- di: Daniele Minuti
In altri momenti o epoche della politica italiana quello di vincere, affermandosi con largo scarto sugli altri, sarebbe stata una cosa bellissima, da celebrare ogni istante della giornata. Ma non sempre è così, soprattutto quando si governa facendo parte di una coalizione e una vittoria ampia anche sugli alleati potrebbe intaccare un equilibrio che non è perfetto. E' questo forse il rischio maggiore che corre Fratelli d'Italia che i sondaggi danno ovunque in vantaggio anche imbarazzante rispetto a Forza Italia e Lega che, dalle imminenti regionali, rischiano di venire fuori letteralmente con le ossa rotte. Il processo di erosione, da parte dei FdI, dell'elettorato della Lega si sta manifestando in tutta la sua evidenza, perché l'elettore di destra, dovendo proprio scegliere e non avendo in testa un legame identitario col territorio, fa cadere la sua preferenza su un partito che sembra avere le idee chiare, almeno politicamente parlando, e che, in virtù di un enorme consenso, può portare a definizione i suoi progetti.
Regionali: per Fratelli d'Italia il pericolo vero ora è vincere "troppo"
L'impetuoso avanzare di Fratelli d'Italia, poi, rischia di annientare le residue truppe berlusconiane, ormai in difficoltà ovunque, anche perché il loro leader non riesce più a dare continuità alla sua politica, costretto a giocare in difesa rispetto ai due coinquilini della maggioranza. Una situazione che, sebbene si potesse intuire prima delle elezioni, ora è palese nella plastica rappresentazione di un partito che fagocita gli altri, ma che deve comunque stare attento a non completare questa operazione per evitare di assumere una presenza totalizzante. Peraltro cancellando, dalla coalizione, quel ''centro'' che, in qualche modo, lo ha accreditato anche in Europa.
Se, come appare abbastanza scontato, le regionali celebreranno un altro trionfo di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni potrebbe trovarsi nella scomoda posizione di dovere stare a sentire, quando si tratta di decidere su questioni importanti, alleati che si sono terribilmente indeboliti e che, se per assurdo si dovesse andare oggi a elezioni, ne uscirebbero fortemente ridimensionati, a volere essere cauti. Lo spostamento dell'asse politico della maggioranza verso destra, se porta a compimento il sogno di Giorgia Meloni, sarebbe un rischio perché alimenterebbe negli alleati la necessità di riconquistare la visibilità perduta e quindi la voglia di marcare le differenze.
L'autonomia, su cui Matteo Salvini sta cantando vittoria, rivendicandola come un successo personale, è ancora di là da venire e non è detto che il suo cammino possa subire condizionamenti da parte di chi, in Fratelli d'Italia, avverte forte e chiaro il canto delle sirene di uno statalismo che solo per oggi è accantonato. Se la vittoria ha un sapore sempre bellissimo, oggi a Fratelli d'Italia serve, politicamente e strategicamente parlando, non ubriacarsi.
Perché l'elettorato italiano ha sempre mostrato d'essere pronto ad innamorarsi e, allo stesso tempo, a prendere le distanze da una passione ingombrante. E la vicenda Dalmastro-Donzelli conferma che, nel partito di Giorgia Meloni, essere egemone è visto come una rivalsa, persino una vendetta per il passato.