La nostra biblioteca - David Mamet racconta la ''sua'' Hollywood, tra storie e aforismi

- di: Diego Minuti
 
Già il titolo - "Ovunque un Oink Oink: un resoconto amareggiato, dispeptico e accurato di quarant'anni a Hollywood" - merita da solo attenzione. Se poi si guarda la firma che accompagna questo libro, quella di David Mamet, scatta ben più che semplice curiosità sul contenuto dell'ultima opera di uno dei più grandi scrittori americani (oltre che immenso commediografo, come testimoniano classici del teatro, come "Glengarry Glen Ross", "American Buffalo" e "Race"),
di quelli che, qualsiasi cosa scrivano, suona con una provocazione
"Ovunque un Oink Oink: un resoconto amareggiato, dispeptico e accurato di quarant'anni a Hollywood" (edito negli Stati Uniti da Simon & Shuster) è una raccolta di osservazioni, storie e aforismi, che, ha scritto qualcuno, somiglia ai ''lamenti inattivi di un'e-mail febbrile e non richiesta bloccata nella cartella spam. Ci sono maiuscole strane, conclusioni scomode e il rat-a-tat di non-sequiturs tutti tenuti insieme dalla malafede''.
Il testo è accompagnato dalle illustrazioni dello stesso Mamet (come quella di copertina, che ritrae un maiale - da qui l'oink oink del titolo che si rifà al verso dell'animale - alla macchina per scrivere) che fanno riassaporare un giovanile senso dell'umorismo.

La nostra biblioteca - David Mamet racconta la ''sua'' Hollywood, tra storie e aforismi

Avendo il libro tra le mani, senza ancora di averlo aperto, è un piccolo conto alla rovescia prima di calarsi nel mondo dell'autore, che non nasconde certamente il suo odio, dichiarato, verso alcune categorie dell'industria del cinema.
A cominciare dai produttori, che accomuna in una stessa catalogazione, dove dovrebbero essere confinati, il Village Idiots, che non è nemmeno la definizione più dura. E la critica di estende anche ai nuovi criteri cui si piega la logica del casting attento al colore, in cui il paradosso è dietro l'angolo, così come la incomprensibilità delle scelte che ne derivano. La battute sono, a dir poco, taglienti e vanno lette pensandosi ''americani'', con tutto quel che ne consegue. In una vignetta, Mamet, ritraendo il cane Lassie, chiede ironicamente "Chi era la donna più attraente nella storia del cinema". E di Ann-Margret dice che ''è l'unica ragazza di Hollywood che ha ancora il suo trattino".

In una sezione cerca di sminuire interi argomenti di pensiero critico. Come quando afferma che ''La disuguaglianza, la politica di genere, il femminismo e dottrine simili sono come l’arte moderna: è sufficiente una prima occhiata. Non ci sono informazioni da ricavare da uno studio approfondito''.
Mamet, a ciascun a delle sezioni del libro, regala una intitolazione al curaro: "Le curiosità sono pettegolezzi senza malizia" oppure "Le persone prosperano nella gerarchia".
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