Negli ultimi giorni, il dibattito politico italiano si è acceso attorno al piano ReArm Europe, l'iniziativa annunciata dalla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, per rafforzare le capacità difensive degli Stati membri. L'obiettivo dichiarato è quello di mobilitare fino a 800 miliardi di euro per rendere l’Europa più autonoma sul piano militare e ridurre la dipendenza da fornitori esterni, in particolare dagli Stati Uniti. Tuttavia, questo progetto ha sollevato preoccupazioni tra diversi esponenti politici italiani, che temono un impatto negativo su settori cruciali come sanità e istruzione.
ReArm Europe: Il piano per il riarmo mette a rischio sanità e istruzione?
A guidare le critiche è il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, che ha lanciato un allarme chiaro: «Abbiamo l'Europa di Ursula von der Leyen che vuole investire 800 miliardi per il riarmo: questo significa 30 miliardi per l'Italia sottratti a sanità, istruzione, scuola e agli aiuti per le famiglie e imprese». Una preoccupazione condivisa anche da altri esponenti politici, tra cui il sottosegretario all’Economia Federico Freni, in quota Lega, che ha sottolineato la necessità di valutare attentamente le priorità di spesa del governo.
Al centro della questione c'è la struttura finanziaria del piano ReArm Europe. Secondo le prime informazioni, il progetto prevedrebbe sia finanziamenti diretti dell’Unione Europea, sia un incremento degli investimenti nazionali nella difesa. In particolare, il piano contempla la possibilità per gli Stati membri di incrementare le spese militari senza che queste rientrino nei limiti del Patto di Stabilità e Crescita. Ciò significa che i governi potranno destinare ulteriori fondi alla difesa senza il rischio di violare le regole di bilancio europee. Ma resta il nodo di dove verranno presi i soldi.
Per l’Italia, questo scenario potrebbe tradursi in un aumento della spesa per la difesa di circa 33 miliardi di euro, considerando che il PIL italiano nel 2024 si avvicina ai 2.200 miliardi di euro. Il problema sollevato da Conte e altri critici è che questi fondi potrebbero essere sottratti ad altri settori chiave, come la sanità e l’istruzione, già messi a dura prova da tagli e difficoltà di bilancio negli ultimi anni.
Il governo italiano potrebbe scegliere di finanziare l’aumento delle spese militari attraverso nuovo debito pubblico, sfruttando la flessibilità concessa dal piano europeo. Tuttavia, un aumento del debito potrebbe avere ripercussioni sulla stabilità economica del Paese, spingendo a una revisione delle priorità di spesa. L'altra opzione, più preoccupante per chi teme ricadute sociali, sarebbe quella di riallocare le risorse esistenti, riducendo i finanziamenti destinati ad altri settori. In questo caso, a farne le spese potrebbero essere proprio sanità, scuola e welfare, come paventato da Conte.
Finora, il governo Meloni non ha dato indicazioni precise su come intenda finanziare la partecipazione italiana a ReArm Europe, né ha smentito ufficialmente le ipotesi di un possibile impatto negativo su sanità e istruzione. Il dibattito resta aperto, mentre le opposizioni chiedono trasparenza e garanzie sul fatto che l’aumento delle spese militari non avvenga a scapito dei servizi essenziali per i cittadini.