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Ranieri dice no alla Nazionale: "Scelgo la Roma, è una decisione mia"

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Ranieri dice no alla Nazionale: 'Scelgo la Roma, è una decisione mia'
Claudio Ranieri ha scelto di non sedere sulla panchina della Nazionale italiana. Dopo ore di riflessione e un'attesa carica di attese e indiscrezioni, il tecnico romano ha comunicato ufficialmente la sua decisione di non accettare l’incarico di commissario tecnico dell’Italia. Una proposta prestigiosa, quella avanzata dal presidente della Federcalcio Gabriele Gravina, che però non ha trovato l’adesione di Ranieri, attualmente senior advisor della Roma. La notizia, anticipata da Sky Sport, è stata confermata all’ANSA direttamente dal diretto interessato.

Ranieri dice no alla Nazionale: "Scelgo la Roma, è una decisione mia"

"Ringrazio il presidente Gravina per l'opportunità, un grande onore", ha dichiarato Ranieri. Le sue parole sono cariche di rispetto verso la proposta ricevuta, ma anche di fermezza nella scelta di continuare il suo cammino in seno alla Roma, in un ruolo nuovo ma evidentemente coinvolgente. "Ho riflettuto e deciso di restare a disposizione della Roma nel mio nuovo incarico in modo totale", ha aggiunto, sottolineando come la decisione sia stata presa autonomamente, anche se con il pieno supporto della proprietà americana del club. "I Friedkin mi hanno dato il loro pieno supporto e appoggio per qualsiasi decisione avessi preso riguardo alla Nazionale, ma la decisione è solo mia", ha concluso.

Una delusione per la Figc, ora la caccia riparte

Se da parte della Roma e dello stesso Ranieri traspare coerenza e chiarezza, la delusione è palpabile nei corridoi della Federcalcio. La proposta a Ranieri era nata da una valutazione di equilibrio tra esperienza, carisma e capacità di gestire situazioni complesse, soprattutto in un momento in cui la Nazionale italiana ha bisogno di una guida solida per rilanciarsi in vista delle prossime qualificazioni ai Mondiali. Dopo l’uscita di scena di Luciano Spalletti, e le riflessioni sul futuro della panchina azzurra, l’idea di affidarsi a una figura rassicurante come Ranieri sembrava poter garantire stabilità. La sua rinuncia rimette in moto la macchina della selezione, in un contesto che si preannuncia complicato, anche per via del pressing mediatico.

Un legame viscerale con la Capitale

Il "no" alla Nazionale rappresenta anche una conferma del legame profondo tra Ranieri e la città di Roma. Dopo l’ultima parentesi in panchina che si è chiusa con l’abbraccio commosso dei tifosi del Cagliari, Ranieri ha accettato un ruolo dirigenziale nel club giallorosso, trasformando la sua esperienza sul campo in una risorsa per la società. Questo nuovo incarico gli permette di restare vicino al cuore pulsante della sua carriera, senza la pressione quotidiana del campo ma con un’influenza reale sulla costruzione del progetto. La sua rinuncia alla Nazionale non è dunque un passo indietro, bensì una scelta di coerenza e continuità.

Una figura simbolica per il calcio italiano

La figura di Ranieri resta tra le più rispettate nel panorama calcistico nazionale e internazionale. La sua carriera, costellata di imprese memorabili – su tutte, la vittoria in Premier League con il Leicester City – è il simbolo di una leadership sobria ma efficace, apprezzata da giocatori, dirigenti e tifosi. La sua decisione di rifiutare l’offerta della Federcalcio, se da un lato rappresenta un’occasione persa per la Nazionale, dall’altro conferma la sua coerenza e il senso di responsabilità. Ranieri non ha voluto dividere il suo tempo o il suo impegno: ha preferito dedicarsi totalmente alla Roma, senza lasciare margini all’ambiguità.

L’attesa per il nuovo ct e il dibattito sulla scelta


La rinuncia di Ranieri apre un nuovo fronte nella questione della guida tecnica degli azzurri. Con lui fuori dai giochi, la lista dei candidati si restringe e il clima di incertezza potrebbe avere ripercussioni sul lavoro di programmazione della Figc. In molti, tra addetti ai lavori e tifosi, avevano accolto l’ipotesi Ranieri come una soluzione di equilibrio e saggezza, in grado di traghettare la Nazionale fuori da una fase delicata. Ora toccherà a Gravina e ai vertici della Federcalcio trovare una nuova soluzione, probabilmente meno rassicurante ma più orientata alla lunga durata.
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